Non fatevi ingannare dalle persone che provano ad allontanarvi dal passato, con le sue luci e con le sue ombre, e concedetevi invece la piacevole pausa per visitarlo. Senza rimpianti inutili, senza intrappolarvi nella constatazione banale della legge naturale del tempo che passa, senza spostare lo sguardo sempre e solo indietro. Coltivate, invece, il ricordo con naturalezza, senza sprecarlo, con e per il piacere di farlo.
IL VALORE DEL RICORDO
C’è qualcosa di magico nel ricordo, sicuramente. Nel senso proprio di un incantesimo che, se riusciamo ad assaporare, porta serenità, gioia, e una dolcissima malinconia. Nel tempo del presente per tutto e con tutti, coltivare i ricordi non è certo facile. Si rischia perfino di sentirsi esclusi ed emarginati dall’onda lunga della fretta, del tempo che bisogna afferrare al volo, senza profondità, non curandosi del passato e non avendo così slancio verso il futuro.
IMPORTANZA DEI RICORDI
Quando parlo della dolcezza del ricordo, la prima persona che mi viene in mente è mia padre. Ha superato i 90 anni, la sua memoria a breve è azzerata (non ricorda neanche quello che ha mangiato qualche minuto prima), ma i suoi ricordi dell’infanzia, con sette fratelli e una sorella, della vita con il marito e con i figli quando li cresceva, è vivissimo.
Direi che mia madre vive dolcemente nel ricordo. Qualcosa che possiamo fare tutti, abbandonandoci a questa piacevole sensazione, anche mescolata alla malinconia per il tempo che passa, purché maturiamo innanzitutto la convinzione che non siamo condannati alla prigionia del tempo. All’attimo che appare e scompare, e noi, paralizzati nella testa e nel cuore, a rincorrerlo.
CHE COS’È IL RICORDO
Tutti possiamo ricordare. Tutti abbiamo cose da ricordare. Tutti siamo impregnati di una memoria che avvolge le nostre esistenze. Mi direte: ma ci sono i ricordi tristi, e perfino tristissimi. Che facciamo? Li cancelliamo? Sarebbe bello, ma non sarebbe la vita. Piuttosto proviamo ad ammorbidirli nel torrente del tempo che scorre, e in questo caso cura le ferite del dolore, e teniamo accesa la memoria, per esempio di persone care che ci hanno lasciato, attraverso un ricordo attivo. Come se loro fossero ancora tra noi, come se ci potessimo parlare e avessimo la possibilità di confrontarci con loro: secondo la legge dell’incantesimo del ricordo, appunto.
I RICORDI E LA MEMORIA
Infine, non sottovalutate il fatto che in questa magia, c’è un prezioso antidoto alla solitudine. Il ricordo è narrazione, racconto condiviso con gli altri (che a loro volta hanno da ricordare e da raccontare), e dunque ha un effetto dirompente contro la solitudine. Il ricordo è storia, individuale, familiare e collettiva, ma in questo allungarsi verso le radici c’è anche il segreto della sua forza che ci trascina, in modo positivo, verso il futuro. Il grande Gabriel García Márquez scriveva: «La vita non è quella vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla». Sprecare il ricordo, cancellandolo dal nostro orizzonte, è come sprecare un pezzo della nostra vita.
COME SI COLTIVA IL RICORDO
Come tutte le cose preziose che fanno parte del nostro giardino esistenziale, anche il ricordo va coltivato. Come? Con costanza, curiosità e anche con il desiderio di rintracciare i fili della nostra memoria. Buoni motivi, per esempio, per conservare oggetti, fotografie, lettere, che appartengono a precisi momenti della nostra vita. Sono ricordi che non dobbiamo seppellire, in mezzo a tante cose inutili che conserviamo in casa, e dobbiamo invece averli sempre pronti per farli riaffiorare. Diamo spazio alla fisicità del ricordo, e non rinchiudiamolo nel recinto di Internet. Coccoliamo nonni e persone anziane, ascoltiamo i loro racconti, facciamo domande, ascoltiamo, senza la preoccupazione di sprecare tempo. Sfuggiamo alla trappola del presentismo. Il tempo è lineare, ha un prima, un durante e un dopo. E non è circolare, avvolto in un eterno presente. Avere la consapevolezza di questa dimensione naturale del tempo, significa fare il primo, ma decisivo passo lungo la strada che porta al piacere dei ricordi. (nonsprecare)