SAN NICANDRO, GROTTA DI PAPAGLIONE

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Dalla strada San Nicandro – Torre Mileto ad un chilometro e mezzo dal capoluogo dopo il bivio, si sale a destra il ripido pendio in direzione del podere cinto da un muto a secco entro il quale, sul culmine dell’altura, si apre la cavità. L’ingresso, dopo l’esplorazione, è stato nuovamente richiuso per espresso volere del proprietario.

La chiusura dell’ingresso che data da oltre dieci anni ha alterato le condizioni ambientali della cavità. L’aspetto più appariscente è determinato dalla scomparsa di chirotteri di cui la grotta era popolata in passato. Non è stata raccolta fauna ipogea. Notata, nella saletta posteriore prospiciente l’ingresso, la presenza di numerose radici filiformi pendenti dalla volta.

Questa cavità, ritenuta un tempo come una delle più interessanti e profonde del Gargano, è molto nota ai locali che in diverse epoche l’hanno esplorata come dimostrano le iscrizioni parietali, la più antica delle quali risale al 1911. Tutte le esplorazioni si erano comunque arrestate sull’orlo del 2° pozzo ritenuto profondo oltre 100 mt ed alla base del quale si pensava scorresse l’acqua.

Nel 1959 la grotta, nelle sue diramazioni subpianeggianti fu interamente visitata in due riprese dal sottoscritto insieme a due ragazzi sannicandresi Gino Franciosa e Cosimo Solimando.

La mancanza di esperienza e soprattutto il materiale adeguato ci impedì allora l’esplorazione del 2° pozzo nel quale ci limitammo a calarci per pochi metri con una semplice corda.

L’ostruzione artificiale dell’ingresso aveva impedito agli speleologi l’esplorazione completa della grotta e solo nel 1967, grazie all’aiuto delle autorità comunali, la grotta è stata riaperta ed interamente rilevata con la collaborazione di F. Orofino, Vito Erba Jr e Sj che, con l’autore di queste note, in una prima esplorazione speditiva, erano arrivati a pochi metri dal fondo, fondo toccato poi, per la prima volta in data 17 luglio da Danilo Mazza a quota 140 sul mare.

Ad uno scivolo iniziale di alcuni metri che immette in una saletta in gran parte ingombra di pietrame di origine esterna, fa seguito un salto di 6 mt che prosegue con un ulteriore piano inclinato alla base del quale la grotta si dirama in due direzioni: una secondaria con andamento Nord – Ovest terminante in un’ampia sala lunga 20 mt, cui si accede attraverso un vero e proprio colonnato stalatto-stalagmitico, ed una principale con andamento Nord – Est avente uno sviluppo piuttosto complesso. Ad una prima sala dove, sulla destra, poco oltre la base dello scivolo, si apre il 2° pozzo e si diparte un cunicolo di una decina di metri assai concrezionato, segue uno stretto passaggio che immette in una saletta che a giudicare dalle concrezioni ancora intatte e da quelle, in maggior parte purtroppo giacenti rotte sul terreno, doveva essere di incomparabile bellezza. Da questa saletta si diparte una biforcazione composta da due cunicoli congiungentesi di cui il sinistro non percorribile. Il cunicolo di destra immette invece in una sala terminale il cui suolo è ricoperto da un abbondante strato di terriccio certamente di origine esterna che fa pensare ad un altro sbocco della cavità. Dal fondo di questa sala si diparte un cunicolo costruito da concrezioni.

Il 2° pozzo, che aveva costituito l’ostacolo insormontabile di tutte le precedenti esplorazioni, misura 49 mt e termina con una base a campana dove si apre uno stretto passaggio che immette in una ultima saletta di metri 2 x 2 senz’altro sbocco. Da un punto di vista morfologico la grotta si può dividere in due parti distinte: un tratto sub-orizzontale fossile ed un tratto verticale ancora parzialmente attivo.

Dal rilievo riportiamo la sezione verticale di F. Orofino che ebbe ad eseguire in quell’occasione anche un disegno “speditivo” della pianta. Di quest’ultima pubblichiamo pertanto il rilievo completo eseguito dal sottoscritto e da P. Amedeo.

(Antonio Pagliano – Note sul fenomeno carsico nel comune di Sa Nicandro Garganico – ottobre 1971)

 

 

LA GROTTA DI PAPAGLIONE A SAN NICANDRO

Avvicinamento.

Strada carrozzabile San Nicandro – Torre Mileto. Al chilometro 2 si svolta a destra per la carrareccia che sale in forte pendenza in direzione della Cascina Papaglione. Dopo circa 200 metri, lasciata l’auto, si prosegue a piedi verso est seguendo i tralicci dell’alta tensione. Nelle vicinanze del terzo traliccio è visibile una piccola dolina al cui fondo (sotto un albero di fico) è ubicato l’ingresso della grotta.

Descrizione.

Inghiottitoio fossile. La cavità inizia con un pozzetto profondo pochi metri che, tramite un breve scivolo ingombro di sfasciume roccioso, immette in una galleria scavata in regime freatico. Il pavimento della condotta, ridotto ad una stretta cengia, con un salto di 5 metri sfonda nell’ambiente sottostante ove si giunge in presenza di una biforcazione. Ad ovest della grotta prosegue fra grosse concrezioni a colonna sino a terminare in un tratto dall’evidente morfologia giovanile, in cui su pareti e volta sono visibili sculture alveolari e marmitte di erorsione.

In questa zona il pavimento è abbondantemente ricoperto di sedimenti argillosi che formano poligoni di disseccamento (attribuibili all’evaporazione dell’acqua ed alla conseguente diminuzione di volume di sedimenti stessi).

A nord la galleria, molto concrezionata, prosegue in salita e dopo 50 metri si restringe progressivamente sino a rendere disagevole la progressione. Quindi, sbocca in una sala di crollo molto fangosa in cui si notano alcuni angusti cunicoli che in breve divengono impraticabili.

Subito dopo l’inizio di questo ramo, sotto la verticale dell’ingresso, si apre un pozzo profondo 48 metri. A 20 metri dall’imbocco, quest’ultimo presenta un’ampia cengia oltre la quale prosegue verticalmente per altri 28 metri, impostato su una lunga e stretta frattura. Al fon do con un ultimo angusto saltino in frana, la grotta raggiunge la sua massima profondità.

Amedeo, F. Orofino, A. Pagliani