IL VOTO DEL 4 MARZO

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Con il voto di domenica scorsa, l’italia ha dato una svolta al sistema modificando radicalmente il panorama politico. Un PD in picchiata, l’inconsistenza dei fuoriusciti di Liberi e Uguali e della Civica di Lorenzin, della debacle di Noi con l’Italia, lo stop agli estremisti di Casapound e di Forza Nuova, l’exploit della Lega, la buona affermazione di Fratelli d’Italia, il flop di Forza Italia e la sorprendente ma annunciata vittoria del Movimento 4 Stelle con un Nord in mano al centrodestra, un sud e centro ai 5 Stelle e solo qualche macchia Pd in Toscana.

Insomma tutto è cambiato ma, per effetto di una legge elettorale a dir poco ambigua, non c’è una maggioranza assoluta per il governo della nazione. Sia Il centrodestra che il Movimento 5 Stelle rivendicano l’incarico di parte di Mattarella l’incarico per la costituzione del governo sapendo già che occorre chiedere ad altre forze l’aiuto e l’adesione e quindi i voti necessari per la maggioranza assoluta. Tutto questo comporta comunque la non accettazione totale di un governo già precostituito, ma, si pensa, ad una cessione di governabilità per l’appoggio al fine di una solida maggioranza di governo.

La campagna elettorale è finita ma comincia il tormentone della individuazione di cui avrà l’incarico di formare il governo e delle consultazioni. Non si crede nemmeno che la legislatura possa chiudersi dopo aver predisposto una nuova elettorale in quanto a nessuno degli eletti conviene una tale soluzione. La maggior parte degli analisti politici concordano che ci sarà comunque un governo con il premier che potrà essere individuato dal presidente della repubblica in Di Maio o in Salvini. (fotoweb)

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