GENTILI NON SI NASCE MA SI PUO’ DIVENTARE

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Non essere chiusi e sgarbati. Ascoltare e accettare la diversità. Non dimenticare tre parole: scusa, grazie e prego

La gentilezza si conquista e poi non si spreca. Con gesti piccoli, quotidiani, che nel tempo diventano naturali. Marco Aurelio, filosofo e imperatore romano, la definiva “la più grande gioia dell’umanità”, e già i romani conoscevano i benefici per la salute, corpo e psiche, della gentilezza. Per essere gentili, oggi come ieri, ci sono alcuni passaggi fondamentali, che riguardano il nostro approccio verso gli altri come la rinuncia a qualsiasi forma di inutile aggressività.

Per conquistare il traguardo della gentilezza, prima si parte e prima si ottengono i risultati giusti. Ecco dieci tappe intermedie, tutte da toccare, una per una.

Aperti con gli altri

L’approccio iniziale, anche con una persona che non conosciamo, deve essere ispirato dal primo momento al linguaggio della gentilezza. Salutare (ricordare il nome della persona è un segno tangibile della nostra attenzione), ringraziare (grazie è una parola chiave del dizionario della gentilezza) e sorridere (un gesto empatico, che si traduce in una ricerca della condivisione degli stati d’animo).

La diversità è ricchezza

Il pensiero unico non ha mai fatto del bene alle singole persone, ai popoli e all’umanità. Bisogna accettare, e considerare una risorsa e non un problema, la diversità delle opinioni e delle convinzioni religiose, politiche e sociali. Per non parlare, ovviamente, delle diversità di razza, di status economico e di orientamento sessuale. La diversità non impedisce di avere opinioni anche controcorrente e di volerle difendere, ma sempre con la mente aperta, pronti a cambiare idea. Solo gli stupidi non lo fanno, e sprecano la ricchezza delle diversità.

Niente aggressività

Si può essere forti, anche in modo duro, se necessario, senza per questo superare il confine dell’aggressività. Gli sgarbi sono uno spreco puro, come il rancore: energie che evaporano, e ci mettono in contrasto irreversibile con gli altri. Se dobbiamo difenderci, facciamolo con la temperanza, le buone maniere, e la forza delle convinzioni. Tutti modi che portano alla gentilezza.

COME SI DIVENTA UNA PERSONA GENTILE?

Per diventare una persona gentile servono comportamenti basati sul presupposto del vivere bene con gli altri, anche per non finire nelle sabbie mobili della solitudine. Da qui alcuni atteggiamenti.

Ascolto e pazienza

Plutarco diceva: non è un caso se abbiamo due orecchie e una bocca. Dobbiamo parlare di meno e ascoltare di più. Sempre, anche quando si tratta di parole che non condividiamo. Quanto alla pazienza, è un metodo strategico delle persone gentili. Sanno prendere il tempo necessario per raggiungere l’obiettivo.

Rendere merito agli altri

Senza ipocrisia, con leggerezza e sempre con un sorriso di compiacimento, una persona diventa gentile quando riesce a riconoscere i meriti degli altri, senza sentirsi inferiore. Non siate avari di complimenti, in questo caso, e mostratevi disponibili anche ad ascoltare ciò che la persona alla quale state rendendo merito ha da dirvi.

Comunicare senza gelosie

Non arroccatevi nella vostra conoscenza: spargetela a piene mani. Non siate gelosi del sapere, e incentivate sempre la vostra curiosità: è un motore della vita che, tra l’altro, aiuta a tenere la mente fresca e allenata. Comunicate, condividete e trasmettete.

CHI È UNA PERSONA GENTILE?

Una persona gentile è amabile, e ha un senso civico molto alto. Sente la responsabilità di proteggere e non sprecare la bellezza che ci circonda, e si regola di conseguenza. In modo del tutto naturale.

Proteggere il Pianeta

Sembra un concetto troppo ampio e astratto. Al contrario, non si può essere gentili senza coltivare quotidianamente, anche con i gesti più semplici, questo vero e proprio comandamento di vita. Come si traduce nella pratica? Non inquinare, non sporcare, ridurre gli sprechi. E ricordarsi, ogni volta che diventa possibile, delle tre R: Riciclo, Riuso e Riparazione.

Rispettare animali e piante

Altro aspetto fondamentale, legato alla sostenibilità, della gentilezza. Chi è gentile riesce a dimostrarlo non soltanto nei confronti del prossimo, ma anche per come tratta gli animali, per come cura le piante o coltiva un orto. Non bisogna essere un pollice verde per rispettare il verde. Così come non bisogna essere un campione del club degli amici degli animali per non maltrattarli.

COME SI DIMOSTRA LA GENTILEZZA

Per dimostrare la gentilezza possono bastare gesti semplici, quotidiani, e automatici. In autobus la persona gentile non dimentica di dare la precedenza a una donna oppure a una persona anziana. Stessa cosa quando bisogna attraversare una porta.

Condividere la ricchezza

Una persona gentile e benestante non dimentica mai di condividere il suo benessere e metterlo a disposizione anche degli altri. Godere dei propri soldi in solitudine, tra l’altro, è una cosa molto triste e controproducente. Al contrario, vedere altri felici per ciò che riusciamo a condividere con loro, rende felici anche noi. La gentilezza ha sempre un effetto contagioso.

Coltiva gli amici

Chi è gentile, per natura, sa bene quanto valga un’amicizia e quanto vada coltivata. Con continuità e umiltà. Dedicando tempo agli altri, non andando sempre di fretta se abbiamo l’opportunità di stare con gli amici. Ascoltandoli. E non aspettandosi mai qualcosa come contropartita.

COME SI COMPORTA UNA PERSONA GENTILE

La gentilezza si impara anche attraverso comportamenti elementari, quotidiani, che una volta entrati nei nostri stili di vita, diventano di fatto automatici.

Partiamo dall’auto-gentilezza. Essere gentili con sé stessi è un buon inizio per diventarlo con gli altri. Ed è anche un linguaggio, una postura, che dopo l’esperimento su sé stessi si allarga anche agli altri.

Utilizziamo l’arma della leggerezza quando riceviamo un banale sgarbo. Non per buonismo, ma per senso della realtà: può accadere, ed è inutile drammatizzare. Anche questo è un gesto gentile, molto utile per non guastare le relazioni umane.

Guardiamo gli altri, alziamo gli occhi, non viviamo chiusi nel nostro autoreferenziale narcisismo. E cerchiamo sempre gesti e parole gentili verso gli altri, specie se sono in difficoltà.

Ogni mattina osserviamo la nostra vita con il metodo del bicchiere mezzo pieno, spingiamo l’acceleratore sull’ottimismo della volontà e mettiamo un freno al pessimismo dell’intelligenza.

Usiamo in abbondanza, senza stitichezza, parole gentili, come grazie, prego, permesso, scusa.

Se possiamo farlo, cerchiamo di essere utili alle altre persone. In fondo, non costa nulla e tutto ci ritornerà.

Offriamo disponibilità, senza attenderci qualcosa in cambio. La generosità è un dono gratuita, che non implica la riconoscenza.

Non stiamo troppo a piangerci addosso, e prendiamo atto della realtà: i momenti dolorosi e difficili rappresentano esperienze umane comuni. Nessuno ha l’esclusiva. (nonsprecare)