La famiglia, nucleo comunitario elementare, è solitamente composta da padre, madre e figli, che costituiscono i fondamenti della prima organizzazione individuale.
Mentre il ruolo della madre è stato messo al centro di numerose ricerche e delle più svariate teorie, il padre rimane sempre nell’ombra come figura complementare a quella materna, ma apparentemente non centrale.
Il ruolo paterno, invece, è fondamentale nei passaggi di crescita del bambino, in quanto il padre ha la funzione di agevolare la socializzazione e avviare l’ingresso del figlio nel mondo.
A livello sociale il padre media i processi di interazione con i coetanei e aiuta il figlio nel difficile passaggio dalla sicurezza familiare alle relazioni sociali.
Questa suddivisione del ruolo materno e paterno nel crescente panorama di tipi di famiglia differenti non sempre aderisce al sesso dei genitori.
Nella società moderna, infatti, si possono trovare papà che si sostituiscono alle mamme nel ruolo di prendersi cura e accudire il figlio, nonché famiglie con due figure femminili, con due figure maschili o monoparentali, in cui un solo genitore ricopre il ruolo di madre e/o padre.
In questa disamina sul ruolo del padre nella famiglia tradizionale, non si entra in merito alle famiglie arcobaleno (famiglie con genitori delle stesso sesso), tematica molto attuale che richiederebbero un articolo ad hoc.
IL RUOLO DI PADRE
In una società molto diversa dal secolo scorso, in cui la donna ha conquistato un ruolo lavorativo che la porta molto spesso fuori casa, è necessario ancora più di prima che ci sia una complementarietà dei compiti genitoriali e che il padre sia presente nella vita del figlio. Il ruolo del padre sarà importante per compensare le attenzioni ai figli che prima erano tra le mansioni deputate solo alla mamma e costituire un ponte tra la vita familiare e la vita sociale.
In alcune famiglie, nonostante il bambino sia spesso iperaccudito e centrale, potrebbe mancare la dimensione delle regole e le indicazioni sociali che attraverso il modello paterno permettono al figlio di apprendere le modalità relazionali fuori della famiglia.
Questo modello familiare è spesso incentrato sul figlio, piccolo imperatore che, senza regole e limiti, continua a chiedere, ma non è mai contento.
Dall’altra parte del continuum il figlio sarà “lasciato solo” e la sua educazione sará demandata ad altre figure, come baby sitter o nonni.
In questi due estremi si deve inserire la figura genitoriale per stabilire l’equilibrio e in particolare recuperare la figura del padre nell’educazione del figlio.
Il nostro compito come psicologi psicoterapeuti che prendono in carico la famiglia, è proprio quello di svincolare il figlio da questa centralità o all’estremo opposto recuperare il ruolo primario dei genitori come figure educative e in grado di contenere il bambino e le sue richieste.
Il ruolo del padre dalla nascita del figlio e nei suoi primi mesi di vita è di aiutare la madre, affiancarla nei compiti legati all’accudimento e decentrare lo stretto legame con il figlio.
Il padre inoltre insegna al bambino un modo completamente diverso di stare in intimità e favorisce interazioni di coppia in cui il bambino non è sempre al centro della scena, ma impara ad aspettare che i genitori finiscano di interagire tra loro.
Nell’infanzia il codice materno gioca un ruolo predominante: nutre, si prende cura, custodisce, protegge. Il padre invece in questa fase iniziale non ha un ruolo definito.
Con la crescita del bambino, quindi, è necessario che la presenza della madre diminuisca in modo da lasciare spazio a quella paterna.
Il padre da un lato è l’elemento che separa la madre dal figlio, dall’altro consente ai figli di diventare grandi, di imparare a stare al mondo, di affrontare le difficoltà, di gestire e coltivare i desideri, fino a tirar fuori le risorse necessarie.
Il padre quindi assume un ruolo fondamentale in adolescenza, per consentire lo svincolo emotivo e l’autonomia, attraverso il difficile equilibrio tra il concedere libertà e il porre dei limiti attraverso le regole.
Questi aspetti ci fanno capire quanto sia difficile per un figlio crescere con l’assenza fisica, morale e/o psicologica di un padre.
DAL FARE IL PADRE ALL’ESSERE PADRE
Bollea, neuropsichiatra infantile, ci offre un decalogo di quello che dovrebbe fare un padre per essere “sufficientemente buono”:
- Essere se stessi
- Essere disponibili nel gioco, nella discussione e nell’ascolto.
- Dare esempio di autocontrollo e di intransigenza sul piano morale.
- Dare sicurezza nelle piccole e grandi cose, per insegnare loro a vedere l’essenziale nei fatti positivi e negativi della vita.
- Non essere un padre infallibile, ma un padre che “alla fine” troverà una soluzione ai problemi della vita.
- Mantenere il segreto delle confidenze dei figli dopo i dieci anni, anche con la moglie, se i ragazzi lo desiderano.
- Essere autorevole e non autoritario, creando la stima con l’esempio.
- Controllare il proprio temperamento con i figli, esattamente come con gli estranei.
- Mostrare armonia, stima e concordanza pedagogica con la moglie davanti ai figli.
- Rendere almeno la cena un punto d’incontro per la famiglia, dove si possa conversare senza interferenze esterne.
Il ruolo paterno è cambiato nel tempo: dal modello autoritario, oggi il modello vincente è quello del padre evolutivo, che si confronta con la madre, accompagna il figlio nella crescita, ma è capace di dire “no”.
Senza il “no” del padre, il figlio soprattutto nella fase dell’adolescenza rischia di sentirsi privo di limiti.
In questa dimensione gli oggetti materiali nutrono un mondo adolescenziale spesso vuoto, che porta i ragazzi alla costante ricerca di stimoli.
Il genitore, anche se darà al figlio una risposta non piacevole, gli permette di uscire dall’idea del “tutto è possibile” e fornisce un contenimento emotivo.
Il padre deve correre il rischio di essere impopolare.
Il ruolo del padre è di fornire protezione, infondere fiducia e sicurezza, saper contenere ed esercitare un modello normativo e affettivo.
In un viaggio continuo, tra prove ed errori, sbagli e soddisfazioni, si impara ad essere Padre e a crescere in questo ruolo nella costante interazione con il figlio.
Claudia Nissi