Da “La Gazzetta si San Severo” si apprende che in varie parrocchie si è alla ricerca di qualcuno che possa permettere alle chiese di stare aperte per accogliere i fedeli e dare una sistemata prima delle liturgie, tra queste parrocchie c’è anche la Cattedrale S. Maria Assunta, orfana di un sacrestano dopo che lo storico “Peppino” ha deciso di andare in pensione. Lo storico tempio di fede e arte sanseverese che custodisce le tele del D’Elia e di Santolo Cirillo, potrebbe restare rimanere durante i giorni feriali senza la possibilità di visita per turisti e studiosi.
Una vocazione, più che una professione, continua “La Gazzetta” che vede pochissimi giovani impegnati in questo servizio, disinteresse dettato dal fatto che si debba passare gran parte del tempo seduti tra i banchi di chiesa a pregare e a vigilare sul flusso dei fedeli anche se – non di rado – circondati da un vasto materiale storico-artistico di grande pregio.
In conclusione, con tanti disoccupati, c’è ora l’opportunità di un lavoro come sacrista. Una professione come tante che ha anche una sua federazione, la Federazione Sacristi la quale assicura un dignitoso contratto di lavoro e una formazione liturgica, morale e spirituale, incontri periodici per gli associati, anche a livello nazionale, ed esercizi spirituali
I sacrestani guadagnano circa 1.300 euro al mese, poi ci sono gli straordinari, quando la chiesa rimane aperta la sera, e durante le festività. Per contratto non si possono prendere ferie nel periodo di Natale e di Pasqua.
Il bello di questo lavoro è che il sacrista diventa un volto familiare per i fedeli con cui la gente si confida. E le campane? A quelle ci pensa un macchinario, è tutto automatico. salvo nelle piccole realtà, dove ancora il sacrestano è anche il campanaro.