SAN NICANDRO, CONOSCIAMO MEGLIO QUESTA CITTA’ (2^ PARTE)

0
522

San Nicandro conserva, anche oggi, ancora intatta la sua configurazione di tipico centro montano incastrato in un paesaggio biblico che sembra rimasto intatto dei secoli. Le case, degradanti dolcente verso la vallata sottostante della Piana dei Pozzi, biancheggiano, linde ed ordinate, in una affascinante visione di architettura primitiva e mediterranea, ben conservatasi nel tempo. I rioni antichi, quali: Terravecchia (che è la parte più antica della cittadina), Brenna, San Nicandro nuovo, non sono stati minimamente violati dalle moderni costruzioni che hanno ingrandito il paese, ma che sono sorte fuori della cerchia antica. Molto intelligentemente si è evitato il triste spettacolo che va dilagando in alcuni preziosi centri del Gargano, dove, accanto a costruzioni di un certo valore artistico e monumentale, hanno innalzato moderne costruzioni che deturpano l’armonia paesaggistica dei vecchi centri.

La borgata Terravecchia fu costruita dal Longobardi dopo la loro sconfitta sul Garigliano. Essi eressero l’antica chiesa di San Giorgio ora pressocchè in ruderi, e, successivamente, un’altra chiesa ancora ben conservata in onore di Santa Maria SS di Costantinopoli. Indi, fuori le mura della borgata Terravecchia, costruirono l’attuale cattedrale dedicandola a Santa Maria del Borgo, denominazione restata immutata nel tempo. Dai due finestroni interni, posti in alto della facciata, si deduce l’originale stile gotico della cattedrale. E’ chiaro che i Longobardi costruirono le due chiese, dopo la loro conversione al cristianesimo ad opera del vescovo di Benevento. Del paganesimo longobardo vi è testimonianza in un mobile che ancor oggi, nella sacrestia, è adibito alla conservazione degli arredi sacri e dei paramenti. Esso reca un disegno raffigurante il serpente, simbolo adorato dai Longobardi nei loro riti pagani. Nel 793, accanto alla chiesa, i Longobardi fecero costruire l’attuale campanile, di recente fatto restaurare dall’arciprete don Vincenzo Palmieri, arricchito da un bassorilievo marmoreo raffigurante la Vergine Immacolata. Particolare degno di rilievo è quello della campana di questo campanile: essa, infatti, oltre che di bronzo, è stata fusa con gli ori e gli argenti delle fedeli famiglie di San Nicandro. Il suo suono è suggestivo e solenne si perde, come un potente inno sacro, nelle verdi vallate circostanti. Nell’interno della chiesa cinque doppie colonne quadrate sostengono l’ampia navata. In origine, però, tali colonne avevano forma cilindrica. Per ridare al tempio la sua suggestiva ed antica armonia architettonica occorrerebbe asportare i pannelli attuali che modificano e deturpano le originali colonne gotiche della chiesa. A sinistra di chi osserva l’altare maggiore, ricco di originali sculture, una colonna in pietra ricorda, con la sua epigrafe latina, il miracolo operato dal principe degli Angeli, San Michele, in occasione della pestilenza abbattutasi su San Nicandro. Dice l’epigrafe: “Devoto hanc populus costruxit coirde culumnam a peste ereptus michaelis ope sud d.d. silvestri de afflicto erato. A.D. 1681”, cioè: “Con cuore devoto il popolo, strappato alla peste per opera di Michele eresse questa colonna sotto Erato D’Afflitto di Silvestro. Anno del Signore 1681”. Tale prezioso cimelio è stato rinvenuto dall’arciprete Palmieri che ne ha intelligentemente curato la sistemazione nel luogo descritto.

A destra di chi guarda l’altare maggiore si trova una pregevole tela dell’antica scuola veneziana rappresentante l’Annunciazione alla Vergine. Il dipinto, ben conservato, è soffuso di tenero misticismo che ben si intona alla maestà solenne e raccolta della cattedrale. Usciti dalla chiesa ci si trova dinanzi all’ardito ed imponente castello svevo. Costruito al tempo di Federico II di Svezia, conserva ancora intatte le sue torri dagli spalti delle quali si ammira un paesaggio stupendo. A nord le isole Tremiti, soprastanti al lago Varano, spiccano luminose nell’azzurro del mare. Il paese sottostante, degrada dolcemente verso la Piana dei Pozzi nell’accecante candore delle sue bianche casette. Ad est le colline del Gargano, verdi e maestose, cingono la cittadina di una silvestre zona verde. Il castello, del 1200, è stato di recente restaurato; in antico esso veniva unito alla terra mediante il ponte levatoio e comunicava direttamente con la cattedrale per mezzo di un segreto passaggio sotterraneo. Attaccato ad esso si trova un antico palazzo di fattura cinquecentesca, dai caratteristici archi, soprastante l’arco di ingresso al rione Terravecchia. Esso, durante l’epoca baronale, era la sede dei Principi che governavano la città. Attualmente è stata dichiarato monumento nazionale. (continua)

Luigi Scocco