“Cinque anni fa, la feroce strage presso la stazione dismessa di San Marco in Lamis, l’agguato in cui hanno perso la vita i fratelli Aurelio e Luigi Luciani, insieme al boss manfredoniano Mario Luciano Romito e suo cognato Matteo De Palma, ha rappresentato un punto di non ritorno dell’escalation criminale in provincia di Foggia. Con colpevole ritardo, la ‘Quarta mafia’ ha conquistato l’attenzione delle cronache nazionali e dei vertici delle istituzioni, e da allora è cambiato finalmente tutto, dalla conoscenza di un fenomeno sempre più radicato e dilagante all’approccio investigativo, e numerose inchieste favorite dall’aumento delle risorse umane e materiali a disposizioni hanno permesso di ottenere significativi successi, ma non di eliminare una presenza soffocante e inquietante. Oggi essere a San Marco in Lamis per me era doveroso, e importante, come cittadina prima ancora che parlamentare. Per essere accanto ai familiari delle vittime e parte di una comunità ferita e tradita. Perché la memoria è preziosa e va conservata, protetta e tramandata, crea identità e appartenenza. Perché la cultura della legalità e della vita è fondamentale per costruire un modello sano di società, senza compromessi e senza condizionamenti. Perché il confronto con autorevoli personaggi istituzionali e figure esemplari come don Luigi Ciotti, anima infaticabile di ‘Libera’, rappresenta un costante arricchimento e uno stimolo continuo a impegnarsi sempre più, ad avere una visione d’insieme e non schiacciata unicamente sulla propria prospettiva. Perché l’orrore più grande, per essere sconfitto, non deve essere rimosso e cancellato, ma deve essere affrontato a viso aperto. E’ cambiato tanto, non è cambiato tutto, in questi cinque anni. La direzione intrapresa dallo Stato è quella giusta, occorre quindi continuare senza più esitazioni e ritardi, con ancora maggiore consapevolezza e determinazione; e ognuno di noi, nella sfera privata e collettiva, è chiamato a fare la propria parte per cambiare la realtà circostante, per preservare il futuro del nostro territorio e della nostra comunità. La trasparenza e il rigore nell’esercizio delle funzioni attribuitemi, l’osservanza di disciplina e onore nel ricoprire cariche elettive e nella gestione della cosa pubblica, la difesa del bene comune e non dei piccoli interessi personali, sono sempre stati e saranno sempre la mia cifra identitaria, valori imprescindibili e non negoziabili”.