SAN NICANDRO: “S’ VU’ ‘CCID U SERPENT L’ADA DA’ N’CAP”

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Continua una nuova serie di articoli che parlano sui modi di dire e degli aforismi locali per capire e analizzare la quo ed offrire una visione chiara, lucida e trasparente della condizione umana in cui ognuno di noi può legittimamente dedurre o trarre da ciascuno di essi le considerazioni che gli sembrano più ovvie in riferimento ai tempi, alle usanze, ai problemi, ai comportamenti e agli altalenanti rivolgimenti che la società sta attualmente vivendo. Gli articoli sono tratti dal libro “Voci di Capitanata” di Donato D’Amico.

Il detto di oggi è: “S’ vù ‘ccid u serpent l’ada dà n’cap”, cioè “Se vuoi uccidere il serpente lo devi colpire in testa”.

La consapevolezza e la determinazione sono due espressioni: del pensiero, la prima, della volontà, la seconda. Esse permettono all’uomo di muoversi ed agire con scienza e coscienza. Ora il proverbio in esame non lascia dubbi all’azione che l’uomo deve compiere nei confronti del serpente se non vuole esserne vittima: deve ammazzarlo (volontà come determinazione) e perché ciò avvenga deve colpirlo alla testa (pensiero come consapevolezza e ragione). Ma chiediamoci: era proprio necessario che i nostri antenati ricorressero ad una analogia così inusuale e forte per esprimere la propria disapprovazione nei confronti delle persone false ed infide? In proposito, noi non dobbiamo dimenticare che nelle piccole comunità, là dove spesso la volontà del “signorotto” di turno o la prepotenza di qualche piccolo “bravo” non lasciavano molto spazio alla pace sociale ed economica, il sentimento religioso era l’unico rifugio dell’uomo; esso pervadeva un po’ tutte le coscienze, sicchè la popolazione correlava spesso l’azione dell’uomo a immagini o suggerimenti religiosi. E’ ciò che succede anche in questo proverbio. Infatti, nell’iconografia cristiana il serpente raffigura lo spirito maligno, rappresenta l’immagine del demonio tentatore, simboleggia “Satana”, nemico di Dio e degli uomini.

Figurativamente, questo significa che sulla terra, oltre alle persone per bene, degne di stima e di lode, vivono anche persone maligne, invidiose e subdole che agiscono nascostamente, a tradimento, come di solito agisce il serpente che, all’improvviso, cerca di azzannare mortalmente l’uomo. La considerazione da trarne è che come l’uomo si difende dal serpente, uccidendolo, così’ egli deve difendersi dalla viltà e dalle insidie degli uomini loschi o di dubbia onestà trascurandoli e disconoscendoli. Non ci dimentichiamo che l’emarginazione è di per sé un segno di disistima e di disprezzo per gli uomini il cui comportamento è ritenuto riprovevole e inaccettabile dalla pubblica opinione. Da qui la perentorietà della tesi: troncare con “tali figuri” ogni rapporto per non subirne l’influenza. Fra l’0altro, possiamo dire che questa volta siamo di fronte ad un proverbio di vivissima attualità, non foss’altro che per la grettezza e la meschinità, la malignità e la perfidia che tante volte ravvisiamo nel comportamento del nostro simile, ma soprattutto nella condotta di coloro che, a torto o a ragione, si ritrovano preposti a dirigere amministrazioni e istituzioni le cui irregolarità ledono interessi legittimi, creano benefici e privilegi, sospingono al ricatto, fomentano la ribellione, turbano la pace sociale.

Naturalmente, il corollario di queste “miserie morali” potrebbe allargarsi a dismisura ma a che varrebbe questa nostra denuncia? Non sono forse note a tutti le “tristizie” di questa nostra società? La stampa quotidiana ne riempie spesso la prima pagina. Tanti allarmanti sono le nequizie commesse!

Allora, singolarmente e a livello di associazione, non ci resta che riproporci di combattere in modo decisivo e determinato viltà e vigliaccherie, prevaricazioni, corruzione e concussione d’ogni genere e da chiunque commesse. A nostro avviso, se vogliamo cominciare a vivere in termini di diritto, ci sembra indispensabile procedere innanzitutto ad una profonda bonifica di carattere sociale, isolando ad ogni livello i cosiddetti “figuri” (persone losche e inaffidabili), che tanti danni e malanni hanno provocato e provocano alla popolazione ignara e inerme.