A pochi giorni dall’ufficializzazione della candidatura de “L’Arte del Canto Lirico Italiano” nella lista rappresentativa Unesco del patrimonio culturale immateriale, un’altra tradizione nazionale punta a ottenere l’ambito riconoscimento. Si tratta de “La cucina di casa italiana” la cui candidatura sarà oggetto di un affare assegnato al quale lavorerà nelle prossime settimane la commissione Cultura del Senato. Mentre Messico, Francia, Corea e Giappone hanno già iscritto le loro cucine nella prestigiosa lista Unesco, l’Italia, luogo dove il cibo ha una dimensione fortemente identitaria e culturale, non vuole essere da meno. Questa la motivazione che nel 2021, dopo l’esperienza del primo lockdown che ha fatto riscoprire il rapporto con il cibo e con la cucina da parte di tutte le famiglie italiane, ha spinto un gruppo di professori universitari, coordinati da Massimo Montanari, emerito di Storia dell’alimentazione all’Università di Bologna, a promuovere la candidatura.
I terribili due anni di pandemia hanno fatto comprendere, molto più di prima, quanto sia fondamentale la cultura del cibo nelle nostre famiglie: cucinare, cucinare insieme anche virtualmente, connessi con il computer, ha consentito a molti di “uscire” per qualche ora dalla terribile tragedia e di condividere con amici, famigliari, vicini, più momenti di confronto, tutti basati sulla pratica della cucina. E’ il ragionamento portato avanti dal Comitato scientifico promotore della candidatura di cui fanno parte, oltre Montanari, Giovanna Frosini (Accademia della Crusca), Paolo Petroni (Accademia italiana della cucina), Laila Tentoni (Presidente Fondazione Casa Artusi), Luca Serianni (Museo della lingua italiana di Firenze), Vito Teti (antropologo), Roberta Garibaldi (ad Enit e presidente dell’Associazione italiana turismo enogastronomico), Alberto Capatti (storico dell’alimentazione e della gastronomia italiana e accademico dei Lincei), Maddalena Fossati (direttore de La cucina Italiana), Vincenzo Santoro (responsabile dipartimento Cultura e turismo dell’Anci) e Leandro Ventura (direttore dell’Istituto centrale per il patrimonio immateriale del Ministero della Cultura).
Secondo i promotori, la cucina di casa italiana è un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità, basati sul concepire il momento della preparazione e del consumo del pasto come occasione di condivisione e di confronto. In Italia cucinare è un modo di prendersi cura della famiglia e degli amici (quando si cucina in casa) o degli avventori (quando si cucina al ristorante), è il frutto di un continuo gioco di connessioni e scambi: dalla tavola delle famiglie arriva a quelle dei ristoranti e viceversa, dalle precedenti generazioni arriva alle nuove. La cucina italiana è un mosaico dei tanti saperi locali, che, senza gerarchie, la declinano e la connotano. E’ una pratica che fa stare bene, che serve a definire la qualità della vita. La pratica del cucinare è una manifestazione di creatività e una forma di tutela della biodiversità perché basata sul non sprecare nulla, sul riutilizzo del cibo avanzato, sui prodotti stagionali e territoriali. La pratica del cucinare è un momento collettivo: la scelta di cosa mangiare è spesso una occasione di dibattito in famiglia e tra gli amici e, una volta compiuta, ognuno ha un suo ruolo e tutti sono coinvolti: scegliere la ricetta e gli ingredienti, acquistarli, prepararli, cucinarli, apparecchiare la tavola, commentare, guardare, giudicare, imparare. Il cucinare e il mangiare insieme diventano così riti quotidiani, momenti di festa anche quando non c’è niente da festeggiare, in cui si sta insieme, in cucina, mescolando tradizione e creatività, ricordando e ricreando le ricette delle nonne, delle mamme, dei padri, dei figli.
Scegliere cosa mangiare, con quale ordine (antipasto, primo piatto, secondo piatto, contorno, dolce, frutta, caffè) e quando, quale ricetta preparare, quali ingredienti acquistare, come preparali, come allestire la tavola, come presentare il piatto in tavola: sono alcune delle conoscenze legate all’elemento che si tramandano in modo formale e informale, per iscritto o oralmente. L’elemento culturale così definito è proprio di tutta la Nazione. Gli elementi su cui esso si basa sono la diversità regionale, lo scambio culturale legato al cibo sia tra generazioni che tra paesi diversi, la ritualità e il valore, a volte, anche sacrale della preparazione, la competizione, la convivialità. Tutti aspetti che ora affronterà la commissione Cultura del Senato che ha già fissato alle ore 12 di martedì 5 aprile il termine per le proposte di audizioni sull’affare assegnato sulla candidatura de “La cucina di casa Italiana” a patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco.