Ogni mattina la prima notizia di tutti gli organi di informazione è una sola: la guerra continua. La seconda è quella che dai tavoli negoziali di Russia e dell’Ucraina arrivano notizie sempre più contradditorie. L’unica certezza è che la popolazione ucraina è allo stremo, si vive al freddo, senza l’acqua corrente, senza luce e senza medicine. Ed ancora, per indorare questa pillola amara, c’è il timore che la Russia decida di utilizzare le armi chimiche per dare il colpo finale alla guerra.
Quasi completamente scomparsa dai media l’informazione sulla pandemia con un’opinione pubblica che si sta convincendo che il virus non c’è più perché siamo tutti protetti dalle vaccinazioni fatte e con la bassa pericolosità di possibili nuove varianti. Come dire: la pandemia è finita, è solo cominciata una guerra. Un rilassamento da parte di tutti con un pensiero rivolto ad un possibile allarme per i rifugiati dell’Ucraina che vengono in Italia. Un nuovo scenario, quindi, che secondo molti potrebbe provocare una emergenza sanitaria.
Allora è meglio cominciare a capire che il Covid-19 non ci ha mai lasciati in quanto le notizie parlano addirittura di un aumento di casi, cioè, di una riacutizzazione del problema anche se, fortunatamente, con meno ospedalizzazioni e terapie intensive.
Insomma, proprio quando il prossimo 31 marzo doveva finire lo stato di emergenza si ricomincia tutto d’accapo con nuovi problemi di portata europea.
Il più importante di questi problemi sono dati di un’economia che ha smesso di crescere, del caro carburanti, dei prezzi aumentati a dismisura, del caro bollette di luce e gas, degli scioperi dei trasportatori di beni di consumo e dello stop delle importazioni che penalizzano l’agricoltura e settori vitali che interessano tutta la popolazione. Stiamo vivendo più emergenze ed uscirne non sarà affatto facile.
Ma una via d’uscita occorre trovarla al più presto. Se tutto quello che succede è considerato crimine contro l’umanità allora il responsabile di tutto questo deve andare a spiegare le sue ragioni alla Corte dell’Aja in quanto il suo comportamento non ha affatto basi giuridiche. Il dialogo è sempre preferibile all’intervento armato ed è del tutto impossibile imporre la “democrazia” con la violenza anche per fatto che chi aggredisce vieta la democrazia all’interno del proprio Paese.
Insomma una guerra sbagliata sia per le bombe che uccidono anche i bambini e distruggono siti sensibili vietati, che per le parole usate a sostegno di una ragione che non esiste, parole che uccidono come le bombe invece di andare alla ricerca di soluzioni e mettere così fine ad una cattiveria inaudita senza più divisioni e senza poter vedere più quei visi pieni di terrore che non hanno più alcun domani.
Il Direttore