SAN NICANDRO: “CHI D’VENTA PECURA C’ LU MAGNA U LUP”

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Continua una nuova serie di articoli che parlano sui modi di dire e degli aforismi locali per capire e analizzare la quo ed offrire una visione chiara, lucida e trasparente della condizione umana in cui ognuno di noi può legittimamente dedurre o trarre da ciascuno di essi le considerazioni che gli sembrano più ovvie in riferimento ai tempi, alle usanze, ai problemi, ai comportamenti e agli altalenanti rivolgimenti che la società sta attualmente vivendo. Gli articoli sono tratti dal libro “Voci di Capitanata” di Donato D’Amico.

Il detto di oggi è: “Chi d’venta pecura , c’ lu magna u lup”, cioè “Chi diventa pecora se lo mangia il lupo”.

Quando si parla di debolezza umana, attribuibile non ad una certa fragilità di sentimenti, ma piuttosto ad una carenza di autorità e volontà, ci si riferisce solitamente a tutti coloro che si fanno facilmente avvincere e convincere. Per converso, ci sono uomini dal temperamento sanguigno, vitale, nervoso e dal carattere superbo ed arrogante. Costoro esercitano spesso abusi e soprusi, prevaricazione e trasgressioni d’ogni genere. Essi sono sempre pronti a trarre vantaggi e profitto a scapito della persona docile e arrendevole oppure di chi è succube di una situazione di subalternità, che consiglia rassegnazione e sottomissione.

Tuttavia non ci meravigliamo più di tanto perché si tratta di situazioni comuni e vecchie quando il mondo. Da duemila anni l’uomo già stigmatizza l’egoismo e l’invidia che caratterizzano le relazioni e la convivenza fra gli uomini.

E oggi la situazione non è cambiata. Si pensi agli abusi commessi probabilmente nelle stanze ministeriali, alla prepotenza e alle prevaricazioni esercitate dal potentato economico e finanziario, alle intimidazioni e minacce che ogni giorno associazioni malavitose e uomini loschi indirizzano e praticano a danno di gente onesta e corretta. Allora, per non correre il rischio di essere sopraffatti, non bisogna mai mostrarsi arrendevoli e tanto meno concilianti con i prepotenti. Stiamo vivendo tempi realmente duri per tutti. Senza mezzi termini, diciamo che stiamo vivendo certamente in una società ormai allo sfascio, ove il termine “fiducia” difficilmente potrà trovare ancora collocazione e credito, visto che perfino ufficiali di forze armate, dirigenti di servizi statali, magistrati, ministri, ecc. si ritrovano degli elenchi degli indagati con quale danno per l’immagine dell’Italia è facile immaginare. Ben vengo, dunque, il proverbio a sollecitare le rimostranze del galantuomo avverso l’arbitrio del prepotente, la violenza del tiranno, il ricatto del colluso.

Diciamo che è tempo ormai di risvegliarci da questo strano torpore che ci ha impigriti al punto da farci accettare ogni situazione decisa e voluta dall’alto, come se tutti noi altri non fossimo soltanto che oggetti da manovrare. Allora, coraggio, non c’è altro tempo da perdere. Gli avvenimenti politici che si susseguono anno dopo anno destano preoccupazioni e timori. Cerchiamo di riscattarci finalmente come uomini liberi e onesti. Dalla parte nostra abbiamo l’arma del voto. Lasciamoci guidare soltanto dalla nostra coscienza e dalla convinzione che ci perviene non dalle chiacchiere ma solo da un accurato monitoraggio effettuato sui programmi proposti dalle varie forze politiche e sulla credibilità degli uomini che dovrebbero gestire il futuro di uno Stato.