GIOVANI E DIPENDENZA DA FARMACI, FENOMENOLOGIA DI UN “AMORE TOSSICO”  

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Il disagio dei giovani si misura in dosi. Quelle che un giorno sono l’eccezione, e il giorno dopo sono già abitudine. Gocce, compresse, che sempre più spesso diventano l’antidoto per affrontare il disagio intorno e dentro di sé. Nei casi più pericolosi mescolate con antidolorifici e alcol tanto da diventare cocktail letali ma, in ogni caso, le protagoniste sono sempre loro: le benzodiazepine, la nuova dipendenza patologica degli adolescenti. A lanciare l’allarme ai nostri microfoni, il dottor Felice A. Nava, direttore UOSD Sanità penitenziaria e SerD Carcere dell’Azienda Ulss 6 Euganea, oltre che direttore scientifico nazionale FeDerSerD, la Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze.

Le benzodiazepine, i farmaci più a rischio abuso

«L’abuso di farmaci e psicofarmaci, in particolare delle benzodiazepine quindi farmaci ansiolitici, sedativi, ipnotici è sempre esistito in maniera abbastanza diffusa – spiega Nava – possiamo dire che la messa in commercio delle benzodiazepine è coincisa con la nascita del fenomeno del loro abuso. Questo perché prima dell’avvento delle benzodiazepine si usavano i barbiturici, ben più pericolosi, che potevano rivelarsi letali in caso di sovradosaggio. Con le benzodiazepine – sottolinea – questo non succede, a meno che non siano associate in un mix di alcol ed altre sostanze. Mixare farmaci, sostanze ed alcolici per amplificare lo sballo espone non solo a rischio di dipendenza sul lungo periodo ma anche al rischio di overdose con conseguenze spesso fatali».

Perché proprio le benzodiazepine: lo sdoganamento sociale

«Negli anni il mercato delle benzodiazepine si è enormemente diffuso e insieme è calata la percezione, in chi le prescrive e in chi le consuma, dell’importanza di un utilizzo corretto delle stesse – osserva Nava -. I sedativi sono entrati in molte case, in molte famiglie, senza la dovuta cautela rispetto alle loro indicazioni terapeutiche. In un momento come questo – aggiunge – in cui il disagio di giovani e adolescenti è acutizzato dal contesto pandemico, è chiaro che avere a portata di mano in casa o comunque assistere a dei modellamenti che sdoganano l’uso di certi farmaci, perché magari ne fa uso la nonna per dormire o la mamma e il papà se sono agitati si fanno trenta gocce di diazepam, in qualche modo, nella percezione dei giovani, ne legittima l’uso ed è prodromico all’abuso».

Il disagio da colmare, e un circolo vizioso da evitare

«Sicuramente il contesto pandemico insieme al fatto che i giovani vivono di relazioni, ha sregolato la gestione delle emozioni e dei comportamenti – afferma Nava – favorendo in alcuni casi l’emergere di condotte antisociali e devianti. Il disagio, che si esprime anche attraverso reati quali stupri, violenze e atti di bullismo, viene compensato da un abuso di farmaci e alcol, che amplificherà le condotte antisociali di cui sopra generando un circolo vizioso. La novità non è il fenomeno in sé, ormai noto, ma il fatto che sempre più giovani usano questo mezzo per colmare un disagio. Posto che l’abuso di sostanze di qualsiasi genere non è mai funzionale – specifica Nava – l’abuso di benzodiazepine dei giovani è buttare benzina sul fuoco, perché favoriscono la disinibizione e la slatentizzazione di certi disturbi di aggressività. C’è un aspetto educativo riguardo a questo completamente da costruire – conclude – a partire dalle scuole». (sanitainformazioni)