CHE COSA DICONO GLI ULTIMI STUDI SU OMICRON

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Gli esperti iniziano a mettere insieme i pezzi del puzzle per capire meglio Omicron e le conseguenze che avrà. Ecco studi e testimonianze

Si susseguono gli studi su come si sta comportando la variante Omicron scoperta ormai più di un mese fa in Sudafrica. Molti degli esperti, o perlomeno quelli che vogliono evitare sensazionalismi, ci vanno con i piedi di piombo e attendono prima di cantare vittoria o prepararsi a qualcosa di preoccupante.

Ecco dunque cosa dicono gli ultimi studi su Omicron.

QUANTO È TRASMISSIBILE. È stata l’impennata nel numero dei contagi ad attirare fin da subito l’attenzione sulla nuova variante Omicron che a inizio dicembre ha fatto registrare in Sudafrica nel giro di una settimana aumenti anche del 255% e oltre.

Nonostante le chiusure delle frontiere messe in campo da molti Paesi non appena la variante è stata scoperta, i casi sono aumentati in tutto il mondo. Gli Stati Uniti segnalano 512 mila nuovi casi e anche in Europa i contagi sono alle stelle: Francia e Regno Unito hanno registrato rispettivamente 180 mila e 129 mila casi al giorno in un giorno. La Danimarca, uno dei Paesi che sequenzia di più, è diventata la nazione col più alto tasso di infezione da Covid al mondo, con 1.612 caso ogni 100 mila persone.

Per l’Oms Omicron si sta diffondendo più rapidamente di qualsiasi precedente variante di Covid e uno studio di Hong Kong ha scoperto che si replica 70 volte più velocemente nelle vie respiratorie umane, ma l’infezione nei polmoni sembra meno grave.

QUANTO È GRAVE. La direttrice dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), Rochelle Walensky, ha affermato in che i dati sono ancora “molto limitati” ma “la malattia è lieve nella maggior parte dei casi segnalati finora”. Il Cdc, che sta anche cercando di stabilire se Omicron causi malattie più lievi o più gravi rispetto ad altre varianti, preferisce non sbilanciarsi ancora perché i casi osservati hanno riguardato principalmente persone vaccinate.

QUALI SONO I SINTOMI. Walensky ha detto a che finora i sintomi più comuni sono principalmente tosse, congestione e affaticamento. E le stesse informazioni provengono dall’Italia. Per molti dei medici italiani, infatti, come si legge su Repubblica, ci troviamo in “uno tsunami di contagiati, ma tutti con sintomi lievi”. “I sintomi sono davvero lievi: mal di gola, dolori muscolari, un po’ di tosse. Ho solo un paio di anziani e non vaccinati con sintomi più gravi”, ha dichiarato il dottor Sergio Di Bella.

I NON VACCINATI RISCHIANO DI PIÙ. “Si rilevano sintomi che vanno da quelli tipici del raffreddore a sintomi più gravi, fino ad arrivare alla polmonite, ma dipende anche dallo status vaccinale. Le forme più severe si osservano nei non vaccinati”. Ad affermarlo ad Agi è la professoressa Maria Chironna, responsabile del Laboratorio di Epidemiologia molecolare e Sanità pubblica del Policlinico di Bari. “I sintomi dei contagiati sono quelli tipici delle infezioni respiratorie, ma – ha aggiunto – molto dipende anche da età e fattori di rischio”.

GLI STUDI DI STATI UNITI, REGNO UNITO E SUDAFRICA. Negli Stati Uniti, ha spiegato la direttrice dei Cdc, sono state trovate più di 40 persone infettate da Omicron. La maggior parte sono giovani adulti, più di tre quarti di loro sono stati vaccinati (un terzo ha ricevuto anche il richiamo) e circa un terzo aveva viaggiato a livello internazionale. Di questi, una sola persona è stata ricoverata in ospedale e non sono stati segnalati decessi. Nel Regno Unito, l’agenzia britannica per la sicurezza sanitaria e uno studio dell’Imperial College di Londra hanno notato che le persone infettate con Omicron hanno dal 50% al 70% in meno di probabilità di richiedere un ricovero in ospedale rispetto ai casi di Delta. Hanno però ribadito anche loro che i risultati sono “preliminari e altamente incerti”.

Simile è il parere di uno studio svolto in Sudaprica dall’Istituto nazionale per le malattie trasmissibili, il quale ritiene che le persone infettate con Omicron hanno il 70% in meno di probabilità di sviluppare una malattia grave rispetto a Delta, ma persiste la cautela perché, secondo gli epidemiologi, anche se Omicron si dimostra meno grave di Delta, potrebbe ancora sopraffare gli ospedali a causa dell’alta trasmissibilità.

QUANTO SONO EFFICACI I VACCINI. Un piccolo studio condotto dall’Africa Health Research Institute, riferisce Cnbc, ha scoperto che gli anticorpi creati dai vaccini non sono così efficaci nel prevenire le infezioni da Omicron quanto lo erano nel fermare altre versioni del coronavirus.

Tuttavia, aggiungono gli esperti, il contagio con la variante Omicron ha creato una risposta immunitaria neutralizzante contro la variante Delta. “L’aumento della neutralizzazione della variante Delta negli individui infettati da Omicron può comportare una diminuzione della capacità della variante Delta di reinfettare quegli individui”, ha detto il professor Alex Sigal che guida la ricerca.

IL BOOSTER PUÒ AIUTARE? Pfizer ha affermato che, mentre due dosi potrebbero non essere abbastanza protettive, il booster ha aumentato i livelli di anticorpi di 25 volte. Per Moderna sarebbero addirittura 37.

I campioni di sangue prelevati un mese dopo un richiamo di Pfizer hanno mostrato che le persone avevano livelli di anticorpi neutralizzanti Omicron e che erano simili a quantità dimostrate protettive contro le varianti precedenti dopo due dosi.

PREVISIONI. La variante Delta ha causato più del 99% dei contagi, ma Omicron potrebbe presto rimpiazzarla secondo quanto affermano i funzionari britannici, i quali ipotizzano che nel Regno Unito potrebbe diventare dominante nel giro di un mese. I Cdc devono ancora fare proiezioni su come la variante potrebbe influenzare il corso della pandemia negli Stati Uniti, ma intanto dal Sudafrica Sigal afferma che: “Se Omicron si dimostrasse meno patogeno, allora questo potrebbe dimostrare che il corso della pandemia è cambiato: Omicron prenderà il sopravvento, almeno per ora, e potremmo avere meno disagi nelle nostre vite”. (starmag.it)