Una consiliatura che nasce sotto il segno dell’ottimismo. E’ quanto si è percepito dagli interventi di tutti i partiti che hanno ricordato come il fair play della compagna elettorale debba essere trasferito anche durante i lavori del consiglio comunale e anche, possibilmente, nelle scelte che farà il governo cittadino. Insomma una navigazione tranquilla per il sindaco Vocale senza nessuna nube all’orizzonte.
Bene ha fatto la maggioranza a lasciare la vicepresidenza del consiglio che è stata affidata alla minoranza, un segno di distensione che è stato recepito favorevolmente anche a livello mediatico.
Se così fosse, e lo si spera veramente, questa consiliatura potrebbe non aver un solo colore, nel senso che può essere di sinistra, di centro e di destra in quanto le decisioni sarebbero condivise da tutti i consiglieri.
Due sono le cose: o è cambiata o sta cambiando la politica e il ruolo di fare politica, oppure qualcosa non torna in tutti questi comportamenti e dichiarazioni. Certo, sarebbe auspicabile una consiliatura in cui tutti sanno tutto, in cui non c’è solo da ratificare una decisione già presa, in cui le istituende commissioni comunali siano portavoce di istanze comuni, in cui il personalismo ceda il passo alla condivisione in quanto si recepisce l’importanza dell’atto amministrativo in essere. Insomma un mondo quasi irreale a cui non siamo ancora abituati e a cui stentiamo ancora a crederci che possa veramente verificarsi.
Il fair play di cui tutti si sono vantati sconta, però, il ricordo di alcuni fatti denunciati sia nelle interviste ai tre candidati sindaci, sia da atti di vandalismo denunciati e di cui ancora si attendono risultati. Ma era pure impensabile che la minoranza, al primo consiglio comunale, alzasse le barricate. Contro chi? Contro cosa? Contro il cerimoniale dell’insediamento del consiglio?
Un po’ di scetticismo è doveroso anche perché, nella nostra storia politica locale, nessuna amministrazione ha avuto vita facile e questo, non per colpa della sola minoranza, ma anche per atteggiamenti intransigenti da parte della maggioranza. Se si ha la capacità di conciliare questi due mondi che dovrebbero camminare sempre uno a fianco all’altro, allora ci potrebbe essere la speranza che qualcosa di nuovo sta nascendo sotto il cielo di San Nicandro.
Sta nell’abilità e sensibilità politica soprattutto del primo cittadino di essere garante di una stabilità amministrativa che manca da anni e che tutti auspicano. Ma insieme a lui tutta la macchina amministrativa deve essere adeguatamente riordinata per gli ulteriori impegni che l’attendono in questi anni e tutta la politica deve uniformarsi all’idea di un sogno comune per un territorio che non ha bisogno di individualità ma di guardare ad un futuro collettivo non di speranze ma di certezze.
Se così non fosse, il primo consiglio comunale dell’attuale amministrazione verrebbe ricordato come la fiera dell’ipocrisia.
Il Direttore