LA VOCE DEL GARGANO, IL NUOVO LIBRO DI SALVATORE VILLANI TRA TERRA E MEMORIA

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La voce del Gargano, l’ultima fatica letteraria di Salvatore Villani intesse il viaggio del musicista e studioso alle radici della propria terra, dei volti e delle voci che da sempre la raccontano.

Autobiografia commentata di una poliedrica figura di ricercatore ed esecutore di musica e cultura, pubblicata dalla casa editrice NOTA di Udine, il volume ripropone la lezione dei Maestri cantori della tradizione, arricchendosi del cd allegato “Vecchio stile – dal Gargano al Salento” originale percorso di riproposta della musica popolare. Apprezzato da artisti del calibro di Giovanna Marini e Roberto De Simone, ascoltiamo l’autore di La voce del Gargano nell’intervista che segue

Nel suo percorso numerose le iniziative e le pubblicazioni. Siamo a La voce del Gargano: come nasce questo volume? Sono un cittadino del mondo in viaggio, che cerca testimonianze musicali ed umane, e quando l’editore circa sei anni fa mi propose di pubblicare un libro che allargasse gli orizzonti e lo sguardo sulla tradizione e sulla cultura popolare ho accettato senza indugi.

La voce del Gargano, perchè questo titolo? In qualità di ricercatore, etnomusicologo e cantante di formazione certamente classica, sono da sempre impegnato nello studio delle tecniche vocali degli ultimi depositari della tradizione della mia terra, il Gargano, gli stessi che spostano il canto nella voce sopracuta e che una volta si chiamavano cantatori. Questo libro è soprattutto un omaggio a queste figure e al loro impareggiabile lascito.

Come si sviluppa la ricerca sulla tradizione? La tradizione si è spenta dopo la seconda guerra mondiale, da qui l’esigenza di ricercare come si cantava e come si suonava una volta, anche nel confronto con altre culture e civiltà. Del 1994 la mia ricerca in centroamerica, ad esempio, alla scoperta di tradizioni, costumi e legami con la nostra cultura. Aggiungo che da etnomusicologo ho sempre fatto riferimento a documenti originali, evitando interpretazioni che non godessero di fonti concrete e credibili.

La musica tradizionale ha degli eredi? Da circa vent’anni in particolare ci sono nuovi propositori ed anche compositori di cosidetta musica popolare, una musica di massa che nonostante le meritevoli intenzioni va ben distinta dalla tradizione e dalla sua autenticità secolare, di tradizione orale.

Cosa ha ereditato la popular music dalla tradizione? Alcuni musicisti fanno riferimento alla tradizione folcloristica, con la stilizzazione di brani tradizionali ed altri di invenzione propria, com’era per alcuni maestri di paese. Per altri invece, per quelli che attingono dalla linfa popolare, e che fanno un discorso nuovo con espressioni spesso anche interessanti, le cose sono ben diverse. Questa è musica d’autore che fa si riferimento all’immaginario popolare ma con nuovi contenuti, con nuove espressioni musicali, e non va mai confusa con la tradizione.

Qual’è l’immagine centrale del libro La voce del Gargano? Il libro è un lungo racconto della mia vita legata alla conoscenza dei grandi Maestri, attraverso lo studio delle varie voci, le tante voci del Gargano, sia delle tecniche musicali riferite alla chitarra battente, francese, al tamburello e alle castagnole, con le rispettive tecniche esecutive. L’immagine finale è senz’altro un’immagine d’insieme, di un mondo che raccoglie tante storie, suoni e voci che finiscono col disegnare un unico volto, seppur in una terra con un carattere che storicamente è stato definito individualista, familista e protestatario: una tara secolare che ci impedisce di fare unione, anche prendendo esempio dal vicino Salento.

Dalla sua esperienza c’è un legame tra le musiche popolari del mondo? C’è senz’altro. Quando nel 1994 ho iniziato la ricerca in centroamerica con la cattedra di Etnomusicologia dell’univeristà di Bologna, in Messico ho notato un sound molto affine a quello dato dalla chitarra battente del Gargano, scoprendo che veniva da uno strumento del tutto simile al nostro. Ho riscontrato inoltre delle affinità sia a livello esecutivo strumentale che vocale – ma mentre da noi la tradizione si è spenta dopo la seconda guerra mondiale, in centroamerica è ancora viva.

Per loro la tradizione è un fondamentale mezzo identitario e quindi le comunità indigene di origine Maia presso cui mi sono recato la custodiscono. Inoltre c’è un legame tra riti religiosi, musica e balli tradizionali e questo favorisce il tramandare della tradizione musicale. Una tradizione che gode senz’altro del contributo dell’occidente, che nel 1.400 la arricchisce con gli strumenti a corda, prima di allora sconosciuti alle stesse comunità.

Chiudiamo parlando del Suo film “Mesciu Gigi” Maestro Gigi, su Luigi Stifani, barbiere, violinista e pluristrumentista salentino ricordato per la sua attività nel tarantismo L’idea di realizzare un film su Luigi Stifani, ultimo terapeuta del tarantismo, nasce nel 2005, a Rignano Garganico. Un docufilm alla cui sceneggiatura ho lavorato 5 anni, per iniziare le riprese nel 2010 e terminarle nel 2015. Dedicato inoltre alla memoria di Daniele Durante, ex direttore artistico della Notte della Taranta: un caro amico venuto a mancare prematuramente pochi mesi fa, prezioso partecipante allo stesso film.

Il docufilm è diviso in due parti. Nella prima il protagonista, da me stesso interpretato, parte dal Gargano alla ricerca di questo musicista e di tutto il suo mondo, che si apre dalla tradizione e dal tarantismo al jazz, facendo riferimento alla sua biografia. La seconda parte invece è legata al Memorial Luigi Stifani, che prende il via nel 2001. Nell’edizione di quest’anno lo stesso film sarà proiettato il 26 agosto, a Nardò.

Il libro La voce del Gargano, con allegato il cd “Vecchio stile – dal Gargano al Salento” è disponibile sia in formato digitale che fisico e si può richiedere su tutte le librerie online, su Amazon o direttamente contattando l’autore al Centro Studi Tradizioni Pugliesi https://www.facebook.com/people/Centro-Studi-Tradizioni-Pugliesi/100044487828755/ come sulla pagina Facebook personale.