Il sipario sul simposio è stato aperto da curatore della tavola rotonda Giovanni Taormina, che prima di ogni cosa ha voluto ringraziare di persona il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo On.le Dario Franceschini, quindi, hanno preso il via i lavori in una sala esaurita in ogni ordine di posto e con i limiti applicati dalle normative anticovid.
Molte le personalità religiose, politiche, militari e civili accreditate per questo evento dal respiro nazionale.
Se le aspettative erano tante, per questo importante evento, dobbiamo ammettere che il gruppo di studio, composto anche fra l’altro da autorevoli studiosi come lo storico dell’arte Stefano Zuffi, il paleopatologo Francesco Maria Galassi, insignito da Forbes come uno degli scienziati under 30 più influenti del panorama europeo, il professore Giuseppe Tedeschi, addetto di Anticamera del Vaticano e di Papa Francesco Bergoglio, il Maestro di musica Costantino Mastroprimiano ed infine la ricercatrice della Flinders University of Adelaide ed antropologa Elena Varotto, ha fatto riecheggiare veramente l’eco del mito, sapendo andare oltre qualsiasi buona aspettativa, poiché, non solo ci hanno condotto in un percosso illustrato su questo dipinto dal valore artistico inestimabile, ma abbiamo avuto modo di rivedere sotto una nuova luce e in modo più realistico i luoghi ameni in cui il mito ha casa poiché, come dice Giovanni Taormina, coordinatore del Gruppoarte16, ovunque si posi la pianta del nostro piede, in questi luoghi ameni, si torna indietro nel passato e questo senza il bisogno di fare ricorso a Omero, Pindaro, Esiodo o Tucidide.
Ecco i punti salienti discussi dagli studiosi:
Come nasce il mito di Medusa, cosa lo ispirerà e dove si trova il suo simulacro? chi sono Perseo e chi è il figlio di Medusa nato dalla violenza perpetrata da Poseidone? Quali linee prospettiche ha studiato e messo appunto il Caravaggio per ampliare la scena oltre il visibile? Il fuori campo è nel quadro e che ci sia un fermo immagine, che rivedremo più avanti, quando i fratelli Lumière creeranno un marchingegno tecnologico in grado di immortalare qualsiasi istante in momento si sa. Ma il gruppo di studio non si è limitato al fuori campo e mediante una analisi dettagliata del Maestro Costantino Mastropimiano e Giovanni Taormina si è andati oltre, cioè con lo “Sguardo” nella partitura.
Un vaso calcidese, dipinto intorno alla metà del VI sec. a.C., che simboleggia la lotta tra Zeus e Tifeo, è stato al centro delle discussioni per i dettagli che evocano alcune delle vicende legate al racconto di Medusa. Come si può notare nella figura che si staglia sul fondo ocra della pittura vascolare, Tifeo è descritto con attributi che evocano gli stessi che hanno reso famosa e terrificante la Medusa, i serpenti. Altro particolare che si evince sono le orecchie equine, metafora che evoca il “Cavallo Alato” di Perseo. A rafforzare l’idea che vi sia racchiusa anche la metafora di Pegaso, sussistono le ali di Tifeo. Ovviamente qui potrebbero simboleggiare la capacità di sapersi elevare in cielo, il mito vuole che la gigantomachia sia la la metafora delle esplosioni vulcaniche che con le loro colonne di fumo, soprattutto in presenza di nuvole sopra l’Etna, sembra che cielo e terra siano saldate da questa colonna di fumo. (Tifeo nel mito è associato alla Metafora del vulcano). Se gli attributi con cui si raffigura il magma sono i serpenti, allora le considerazioni sono ovvie, le colate laviche sono i serpenti di Medusa, ecco perché la metafora parla di pietrificazione. Ovviamente nella storia del culto e delle religioni hanno anche aspetti più profondi e si legano anche al rito, che verrà soppressò propio dal culto a Zeus, infondo la lotta tra i titani, oltre a simboleggiare gli eventi naturali potrebbe simboleggiare la soppressione di un culto si vulcani.
Lo storico dell’arte Stefano Zuffi ha commentato come l’impressionante Medusa di Caravaggio nasca sulle soglie del Seicento come “rotella”, lo scudo di gala del granduca Ferdinando di Toscana: un’occasione particolare, ma che non deve lasciar pensare a un tema isolato: da Cellini a Rubens, la testa mozzata della Gorgone compie una traiettoria importante nella transizione tra pieno Rinascimento e inizio dell’età barocca. Il soggetto classico non è solo uno sfoggio di erudizione umanistica, ma un simbolo forte ed esplicito in un tempo di guerre di violenze. Una rivoluzione che non si arresta, spiega Taormina, nel dipinto abbiamo un concetto rivoluzionario, il fuori campo, un sistema che sarà adottato dalla cinematografia tre secoli più tardi, ma con lo “sguardo nella partitura” del professor Costantino Mastroprimiano siamo oltre il fuoricampo. Infatti, secondo Costantino Mastroprimiano; l’ascolto é la modalità di normale fruizione della musica. Una composizione si ascolta, per poter valutare la bellezza. Eppure non basta. La musica, al pari della pittura o della scultura, contiene codici che sono identificabili anche con lo “sguardo” sulla partitura. Uno sguardo non soltanto agli artifizi della composizione, ma ad elementi che sono i presupposti delle modalità con le quali la tecnica compositiva è applicata e applicabile.
Giuseppe Tedeschi: Attraverso un dono del Cardinale Francesco Maria del Monte a Ferdinando I de’Medici, la testa della Gorgone di Caravaggio, un capolavoro universale dell’arte, si può percorrere un viaggio nella committenza dell’epoca, i suoi meccanismi e le sue logiche. Analizzando l’opera si possono comprendere le tecniche della percezione pittorica paragonabili ai meccanismi della genesi del mito stesso nella storia dell’umanità. “Pareidolia” come parola chiave sia per la percezione dell’uomo e dell’artista e la necessità di rendere comprensibile l’incomprensibile, sia per lo studio dell’antropologia del mito, l’origine di questo e la sua genesi. Il Mito come “pareidolia cognitiva”, quindi e come approccio scientifico alla comprensione della realtà. In un epoca che va dal Rinascimento al Barocco, in cui tutte le arti sono intimamente connesse, e gli artisti sono geni poliedrici e polifacetici, sullo scudo mediceo si accende, come fosse uno schermo cinematografico una vera rappresentazione teatrale, che ci mostra la modernità di Caravaggio regista.
Il professore Francesco Maria Galassi e la dott.ssa Elena Varotto, hanno spiegato come il mito della medusa può essere esaminato a vari livelli, incluso quello storico-medico e anatomico. Lo si può fare esaminando le antiche concezioni sulla rigenerazione dei tessuti enunciate dagli antichi Greci, i quali notarono come in alcuni rettili esistevano proprietà rigenerative. Queste concezioni furono poi estese anche al mito e se ne trova traccia per esempio nel mito della rigenerazione epatica in Prometeo. Applicando una analisi multidisciplinare al mito è possibile ricavare informazioni capaci di gettare un ponte tra scienze biologiche e storico-archeologiche.