Per molti Sindaci, Presidenti di Provincia, di Regioni e capi di Governo, è usanza “vantarsi” di non avere “dipendenze” o appartenenze politiche.
Per risolvere le questioni amministrative, orfani volontari della politica, per mediare situazioni difficili, in assenza della politica, i rappresentanti istituzionali scelgono di rivolgersi alla Magistratura.
Questo agire rappresenta la sconfitta del buon senso, virtù ostentata da più di un rappresentante delle Istituzioni. Svestirsi della politica non può garantire il giusto equilibrio fra interessi concorrente anche in una comunità comunale più estesa: Provincia, Regione, Nazione.
Il termine politica non deve necessariamente accostarsi al significato di partito politico, bensì alla formazione e funzione amministrativa che solo la “scuola” di una sana politica può garantire.
Situazione mai riscontrata nel passato e trapassato remoto. Con minaccia di appellarsi, con dispendio di risorse nell’attuale crisi economica, ai gradi superiori di giudizio, TAR e Consiglio di Stato!
Eppure i problemi restano e le soluzioni impaludarsi e aggravarsi nel marasma dei bisogni impellenti che il cittadino si attende vengano risolti.
E’ un vanto affermare di non avere appartenenze politiche? Si rivela, a tal modo, la propria debolezza di essere mediatori di interessi collettivi.
Ma ancor più i partiti politici devono riconsiderare la loro attuale debolezza rappresentativa, rappresentanza molto sbiadita all’interno di un Paese importante come l’Italia, a rischio ingovernabilità.
Un buon soggiorno a Canossa, per costoro, sarebbe salutare. Pur non pretendendo di cospargersi il capo di cenere, come Enrico IV.
Michele Russi, già consigliere del Quartiere di Padova Nord-Est