Lo si percepisce in maniera evidente come il mondo della ristorazione a San Nicandro sia in crisi totale. La Fase 2 per questo settore comincerà a fine maggio e, nel frattempo, l’intera categoria è in allarme. Infatti così la Federcuochi commenta le nuove date stabilite dal Governo per la Fase 2 dell’emergenza Coronavirus.
“Rinviare la riapertura al 1° giugno significa morte della ristorazione. Rimandare ancora la ripartenza del settore, già agonizzante dopo mesi di mancati incassi, vuol dire dare il colpo di grazia ad un comparto enorme, fatto di migliaia di piccole grandi imprese che danno lavoro a centinaia di migliaia di addetti e che producono un indotto miliardario per tutto il Paese.
Riceviamo ogni giorno il grido d’aiuto dei nostri associati, tra loro ci sono famiglie intere impegnate nei ristoranti o nei catering rimaste senza lavoro e senza soldi, 400mila lavoratori stagionali sono restati a casa senza alcuna prospettiva di guadagno per l’anno in corso. Gli affitti continuano ad essere pretesi dai proprietari dei locali, le tasse finora sospese a breve verranno comunque pretese dallo Stato mentre nessuna certezza ci è stata fornita per il futuro: è stata concessa la cassa integrazione ma i fondi non sono ancora arrivati, così come i tanto promessi aiuti economici alle imprese.
Abbiamo inviato molte proposte per la ripresa delle attività di ristorazione in totale sicurezza – prosegue Federcuochi. Malgrado ciò siamo rimasti inascoltati. Chiediamo che venga imposta la sospensione o almeno la riduzione degli affitti per i mesi di inattività, così come il rinvio e la riduzione dei versamenti delle imposte, di trovare insieme e presto le soluzioni più efficaci per non far collassare ristorazione e ospitalità. Altrimenti – conclude Federcuochi – al rischio emergenza sanitaria si aggiungerà la certezza della tragedia economica”.
Anche la Federazione Cuochi di Capitanata è in allarme per il settore e vengono richieste anche dalla Fipe-Confcommercio le seguenti misure:
1️. risorse vere a fondo perduto per le imprese parametrate alla perdita di fatturato
2️. moratoria sugli affitti: serve una compensazione per il periodo di chiusura e per il periodo di ripartenza
3️. cancellazione imposizione fiscale come Imu, Tari, affitto suolo pubblico e altre imposte fino alla fine del periodo di crisi e sospensione pagamento delle utenze
4️. prolungamento degli ammortizzatori sociali fino alla fine della pandemia e sgravi contributivi per chi manterrà i livelli occupazionali e reintroduzione dei voucher per il pagamento del lavoro accessorio
5️. possibilità di lavorare per asporto, come avviene in tutta Europa
6️. concessione di spazi all’aperto più ampi nel periodo di convivenza con il virus, per favorire il distanziamento sociale e permettere agli esercizi di lavorare
7️. un piano di riapertura con tempi e modalità certe condiviso con gli operatori del settore, per permettere a tutte le imprese di operare in sicurezza.
E, per rispondere al meglio alle nuove esigenze di sicurezza e distanziamento sociale c’è una seria di nuovi prodotti per adattarsi alle necessità della vita dopo il lockdown. Soluzioni innovative grazie alle quali sarà possibile riprendere gran parte delle precedenti abitudini in totale sicurezza.