Le foto e i video della processione di Pasqua di San Marco in Lamis, in provincia di Foggia, hanno fatto il giro d’Italia indignando migliaia di persone. Si sono ritrovati oltre 200 fedeli capitanati dal sindaco Michele Merla e dal parroco don Matteo Ferro in barba a qualsiasi restrizione contro il coronavirus
Polemica di Pasqua a San Marco in Lamis, in provincia di Foggia. La processione del Venerdì Santo diventa un assembramento vietato dalle norme per contenere i contagi del coronavirus.
È successo nella serata di venerdì 12 aprile. Nel paese di 15mila abitanti nel foggiano la fede è stata più forte di qualsiasi divieto. Nonostante proprio in quei minuti il premier Conte ha annunciato la proroga dei divieti fino ad almeno il 3 maggio.
Gli abitanti di San Marco in Lamis si sono ritrovati all’esterno della chiesa Addolorata della città dei due Conventi. Un appuntamento fissato? O forse un assembramento spontaneo? Difficile stabilirlo con certezza, ma a parlare sono le foto e i video registrati in quei minuti, che vi mostriamo qui sopra. Si vedono i fedeli assiepati sul sagrato per assistere alla processione del Venerdì Santo. Come se non bastasse a capitanare il gruppo di 200 fedeli c’erano da una parte il sindaco Michele Merla, che è responsabile della salute pubblica dei suoi cittadini, e dall’altra il parroco don Matteo Ferro.
“Carissimi fedeli tutti, saluto il signor sindaco e gli amici sacerdoti“, ha esordito il parroco. “Come detto spesso in questi giorni nei vari messaggi è passato più di un mese da quando a causa della diffusione del coronavirus siamo costretti a stare in casa. Ancora una volta vorrei esprimere la mia vicinanza alle persone colpite dal virus e ai diversamente abili”.
Insomma per la prima volta sembra che il potere temporale e quello spirituale si siano trovati concordi. In barba a qualsiasi restrizione per evitare il diffondersi del coronavirus che anche nel paese pugliese ha causato morti.
Le immagini e i video di quella processione sono finiti sui social e hanno causato la rabbia e l’indignazione non solo degli abitanti del paese chiusi in casa, ma di tutta Italia. “Mi assumo la colpa di non aver avuto il coraggio di dire a don Matteo di interrompere il momento di preghiera”, ha detto poi il sindaco Merla. “Non me la sono sentita, ma mi rendo conto, col senno di poi, di aver sbagliato. Ma avrei voluto interromperlo. Questa è la mia colpa e me la prendo“. E qualcuno ha già chiesto le sue dimissioni. (leiene)