PERCHÉ SI DICE…

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(carrellata di alcuni detti, che spesso citiamo senza sapere il perché)

  ANNO BISESTO – ANNO FUNESTO 48

Molti dei nostri modi di dire provengono dalle superstizioni popolari che qui, come in tutt’Italia, sono largamente diffuse, e questo che si riferisce all’anno bisestile è uno della serie. Si crede infatti che l’anno in cui il mese di febbraio è formato da 29 giorni anziché 28, porti con sé molte cose cattive negativa, come le carestie, cataclismi, epidemia, guerra ed altre cosucce graziose del genere. Così è che i nostri antichi, i quali spesso amavano esprimersi in versi che avevano rime ed assonanze più o meno gustose, ma sempre con contenuto indicativo e sentenzioso, tramite un loro poeta, ci hanno tramandato il distico che forma un modo di dire, una sentenza che è una superstizione “Ann’ bisèst’, ann’ funèst’!”

MÉGGHJ’ L’ÓVA JÒJH CA LA JADDINA CRA

(Meglio le uova oggi che la gallina domani)

Che tradotto significa “È meglio prendere poco e subito che aspettare per avere molto”. Un tizio che aveva lavorato e che aveva urgenza di riscuotere la mercede, pare si esprimesse in questi termini: – Pochi, maledetti e subito!” – Perché è risaputo che, per chi ha veramente bisogno, vale più una piccola somma subito, cioè tempestiva, che una somma più grossa versata con dilazione, essendo ovvio che non giova morire di fame oggi con la speranza di nuotare nell’abbondanza domani. Tutte queste considerazioni devono essere sicuramente entrate per qualche verso, magari insieme a quel modo di dire più largamente conosciuto che dice: “chi s’accontenta code”, nella creazione e diffusione del nostro detto preso in considerazione, giacché, tutto sommato è verissimo ch’è “mégghj’ l’óva jòjh’ ca la jaddina cra!”.

Emanuele Petrucci