DUE PASSI TRA LA STORIA DI SAN NICANDRO: IL CASTELLO

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Il castello è costruito direttamente sul banco roccioso, nel punto più alto del paese, tra il nucleo antico della Terravecchia e il nuovo Borgo sorto appunto intorno alla chiesa matrice. Ha seguito le vicende feudali del centro e, dopo l’eversione della feudalità è appartenuto ai Santelia, ai De Vito, ai Zaccagnino e ai Tozzi. Oggetto di attenzione da parte del Fraccacreta (1834) e di Matteo Zaccagnino (1837), rientra nella ricognizione dei castelli della Capitanata compiuta da Arthur Haseloff. Un puntuale studio del castello fu realizzato nel 1933 da Giuseppe Antonio Tozzi, appartenente alla famiglia in quel momento proprietaria dell’edificio. Sulle vicende costruttive sei-settecentesche si è aggiunto recentemente il contributo di C. Petrarota. L’edificio ha pianta trapezoidale con quattro torri angolari, due circolari e due quadrangolari. L’ingresso originario, ubicato sul lato opposto all’attuale, rivolto verso il nucleo medievale di Sannicandro, era dotato di un ponte levatoio, come scrive Matteo Fraccacreta: “… un castello quadrilatero con due torri rotonde negli angoli Est e Sud, e due quadre a Nord e Ovest, costrutto sopra nudo e scosceso macigno, con pietre forti e nericce, cui dava l’accesso una porta sola con ponte levatoio, e cateratta, sospesa a una trave o leva di primo genere, con finestre e buche all’uso bellico per lanciare pietre o altri proiettili contro gli assalitori: oggi forma il palazzo del suo Principe con trenta e più stanze in tre piani”. Il generale riadattamento del castello dovette iniziare nel XV secolo e proseguire fino al XIX secolo. La grande torre scarpata probabilmente si deve all’intervento promosso dai Della Marra nella seconda metà del XV secolo: realizzata con conci squadrati, caratterizzata dalla cornice torica e dalle caditoie, costituisce l’elemento più fortificato dell’intera struttura, in grado di assolvere ad una funzione di difesa dell’originario ingresso. Anche le due torri cilindriche del prospetto meridionale, successivamente sopraelevate sono riferibili agli stessi decenni.

Come già accennato, l’ingresso originario doveva essere ubicato sul lato opposto all’attuale, con un piccolo ponte levatoio. Su questo lato sono addossati al castello strutture ed elementi del palazzo Fioritto, probabilmente la reale residenza feudale, consistente in circa 30 stanze18. La loggetta settecentesca addossata ad un torrione quadro sovrasta la porta superstite di accesso al nucleo antico, denominata Arco di Terravecchia. Si deve alla committenza dei principi Cattaneo, famiglia di origine genovese, in linea con gli orientamenti del gusto della nobiltà feudale nel XVIII secolo le cui risorse furono “impegnate per ristrutturare, ampliare ed abbellire o, non di rado, per costruire ex novo nei centri abitati castelli e palazzi e nelle campagne ville suburbane, casini di caccia ed edifici massarili, che servivano a soddisfare esigenze sia di rappresentanza e di divertimento, sia di organizzazione e di controllo delle attività produttive”. Queste ristrutturazioni si legano spesso alla fase ricostruttiva successiva al terremoto del 1731 che vide il concorso di progettisti e maestranze, locali e napoletani. L’attuale prospetto (lato orientale), costruito nell’ultimo quarto del XIX secolo, scandito orizzontalmente da un lungo balcone e arricchito da un portale a sesto acuto, occulta l’originaria parete a scarpa.

Ritenuto dalla letteratura un edificio di età angioina o aragonese (Arthur Haseloff), in realtà il castello presenta un consistente nucleo medievale (XI-XII secolo), ancora leggibile nell’impianto e nel paramento murario. La parte più antica ritengo infatti possa essere costituita dal lato settentrionale, ubicato di fronte alla chiesa di San Giorgio, serrato tra le due torri a pianta quadrangolare. In particolare, il nucleo originario doveva essere costituito dalla torre più stretta che plausibilmente, doveva svettare isolata secondo moduli consueti, leggibili ad esempio nei castelli di Deliceto e di Pietramontecorvino. L’esistenza di un edificio medievale è confermata inoltre – come già accennato – dall’inserimento nello Statutum de reparatione castrorum: il Castrum S. Nicandri è infatti menzionato tra il Castrum Paganum de Capitanata e il Castrum Deviae. Ad avvalorare l’origine medievale il Tozzi citava anche la data incisa su una lastra (a sinistra del ponte levatoio), erroneamente letta A.D. 123824: in realtà deve intendersi 1738 e quindi correlarsi alle ristrutturazioni promosse dai principi Cattaneo.