Partecipano a un bando regionale destinato ai ricercatori pugliesi precari e propongono il loro progetto. La loro idea viene selezionata da una commissione nazionale e vince il concorso. Ma non c’è nessun premio in palio per loro. Anzi. I progetti migliori ottengono un finanziamento da 26 milioni di euro che consente ai quattro atenei pugliesi di assumere tramite concorso 170 ricercatori. La beffa, però, è che i nuovi assunti, con contratto triennale da 150mila euro, non saranno gli autori del progetto. È il pasticcio del concorso ‘Future in Research’, destinato alle “eccellenze della ricerca pugliese”, bandito a dicembre 2013 dall’Agenzia regionale per la tecnologia e l’innovazione. In ballo ci sono 26 milioni del Fondo europeo per lo sviluppo e la coesione per favorire il “ricambio generazionale” nelle università pugliesi, che così potranno assumere 170 ricercatori a tempo determinato. I partecipanti al bando sono tenuti a indicare nel progetto “un unico dipartimento universitario per le attività di ricerca”. A ottobre 2014, dopo una selezione fatta da una commissione con docenti provenienti da tutta Italia, viene pubblicata la graduatoria regionale. Si passa così alla seconda fase dove nulla è scontato. “Anche perché – racconta Antonio Giampietro, uno dei ricercatori beffati – al momento del bando ci avevano fatto firmare una rinuncia ai diritti economici sull’idea e chi è precario purtroppo firma pur di partecipare”. La Regione rilascia ai dipartimenti indicati delle quattro università pugliesi (80 posti soltanto a Bari) le idee migliori su cui bandire, a fine 2015, il concorso per reclutare i ricercatori. Un concorso per titoli e pubblicazioni, però, nazionale a cui si presentano precari da tutta Italia. “Succede che ogni commissione d’esame stabilisce i criteri di selezione – spiega Giampietro, ricercatore di letteratura italiana contemporanea – senza dare in molti casi un maggior punteggio a chi aveva vinto il progetto. Io mi sono trovato a competere con altri sette ricercatori tutti più grandi di me dagli 8 ai 13 anni con una carriera più lunga e più pubblicazioni. Così mi sono trovato nella situazione di aver passato una selezione senza vincere nulla: abbiamo regalato le nostre idee e 150mila euro a qualcun altro.
Intanto continuo a lavorare gratis, cerco di arrangiarmi con contrattini esterni perché se una commissione nazionale mi ha detto che ho delle idee buone e che sono capace di fare il ricercatore ne vale la pena”.Come lui sono in tanti i ricercatori beffati. “È finita così per quasi il 30 per cento dei partecipanti” fa i conti Giampietro. “Vale così poco la paternità di un’idea?”, si chiedono ora gli esclusi. (larepubblica)
Francesca Russi
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