CURIOSITA’: “COME NACQUE L’USO DELLA “FEDE” AL DITO?”

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L’uomo delle caverne per avere una compagna andava nei villaggi femminili a rubare una femmina e la trascinava, per i capelli, nella sua tana. Come tutti i prigionieri, chi sta in cattività, tende a scappare, promettendo a parole che sarebbe rimasto nell’antro in attesa del suo catturatore. Verba volant e scripta manent, ma all’epoca non si redigevano contratti scritti, ma valeva la sola forza della persuasione nella dimostrazione di una superiorità fisica che sfociava, tante volte, nel sopruso e nell’angheria vera e propria quando questi due aspetti non si configurassero in veri e reali tormenti fisici.

Il maschio primitivo, forse ancor più credulone d’homo sapiens, apparso in un secondo momento, volle fidarsi dei piagnistei e delle languide promesse di vigilante attesa, nel buio della caverna matrimoniale e, fiducioso, andò a procurare il cibo per sé e la sua compagna.

Quale amara sopresa lo attendeva, povero ominide cavernicolo! Non solo non c’era la sua femmina fedifraga, ma notò altresì che le poche provviste che, generosamente le aveva lasciato per nutrirsi nell’attesa, erano sparite assieme a lei. Catturata una seconda femmina, fu molto più accorto a non cedere alle lusinghiere promesse d’attesa, ai facili pianti e allo stridor dei denti per il serrar delle corde alle mani e ai piedi. Passò del tempo e maschio e femmina si conobbero meglio e l’ominide, divenuto homo erectus, cominciò a fidarsi della compagna ed allentò, gradualmente i legacci, cominciando da quelle delle mani ed infine a quelle dei piedi. La femmina aspettava il suo uomo e giuliva le correva incontro a salutarlo e ad osannarlo, in particolare, allorquando aveva catturato ed ucciso un bebi stregosauro che assicurava cibo per svariato tempo.

La fiducia crebbe e si rafforzò per cui il maschio non incatenò più la femmina alla caverna, però, per ricordarle di mantenere la promessa della parola data, le legava solo un dito e scelse l’anulare della mano sinistra poiché, anatomicamente è dimostrato che è il dito che lavora meno di tutti. Fu poi la volta della donna a legare una cordicella all’anulare del maschio, quando si accorse che questi tendeva a dimenticare la strada della caverna.

Salvatore Guglielmino