DONNE E DOTI NELLA SAN NICANDRO DEL XVII SECOLO

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Roberto d’Angiò per porre fine all’abuso perpetrato sempre più da uomini di Napoli di contrarre matrimonio dopo aver oltraggiato la sposa, nell’anno 1332 promulgò un editto che stabiliva le norme da seguire per contrarre un matrimonio cristiano[1].

Le norme imponevano che il matrimonio doveva essere celebrato da un sacerdote in chiesa e non poteva aver luogo se prima non venivano redatte le “conventiones et acta, inita et firmata[2]”. Nascono così i capitoli matrimoniali, una convenzione così chiamata perché divisa in capitoli numerati progressivamente dove si prometteva al futuro marito la dote della sposa. I capitoli matrimoniali sono stati in uso all’incirca fino alla prima metà del XX secolo.

Questa tipologia di documenti è molto importante anche per vedere come si è evoluto il nostro dialetto col passare del tempo. Infatti, nell’enumerare i beni corredali, i notai ricorrevano al dialetto locale per indicare le varie voci delle quali, col passare del tempo, alcune sono mutate, altre invece sono scomparse.

***

Lonarda Zampina di San Nicandro, vedova di Serpentino Pertosa, conclude, per conto della figlia Maria Pertosa, dei patti con Donato di Leo, futuro marito della figlia, anch’egli di San Nicandro. Questi patti vengono rogati il 14 marzo 1604 dal notaio sannicandrese Stefano Acquaviva. Questo importantissimo documento ci offre un breve spaccato di vita locale a San Nicandro agli albori del XVII secolo. Molto interessante è l’elenco del corredo che la futura sposa riceve in dote. Il notaio inizia l’inventario enumerando prima i beni quali il letto, il materasso, la coperta ed altro. Successivamente passa al vestiario femminile (la camicia, il “zinale”, la “gonnella”, nonché le maniche della stessa, il “dobretto” e altro) fino ad arrivare alla “caldara”, agli “scomarelli”, allo “spito” ed a tutti quegli utensili indispensabili alla vita quotidiana di quei tempi. Completano la dote, la casa, una vigna e la metà di un orto chiamato di “Santo Angelo”. Il documento, di seguito trascritto, si conserva presso la Sezione di Archivio di Stato di Lucera, fondo protocolli notarili, notaio Stefano Acquaviva 1604-1605, n. busta 382, ff. 3r-4v.

[Trascrizione del documento]

 

Capitoli matrimoniali di Maria Pertosa con Donato di Leo

 

1604 marzo 14, San Nicandro.

Capitoli matrimoniali initi[3] tra Lonarda Zampina vidua relicta[4] dal quondam[5] Serpentino Pertosa stante con lo consenso et autorità di Iacovo Pertosa suo cognato per essa adimandata presente, si et quatenus opus est[6] agente et interveniente alle cose infrascritte tanto per essa quanto per nome, et parte di Maria Pertosa sua figlia legitima et naturale, loro heredi, et successori da una banna[7] et Donato d’Antonio di Leo di detta terra di Santo Nicandro agente similmente, et interveniente alle cose infrascritte, per se, suoi heredi, et successori dalla altra banna sopra il matrimonio (dante Deo[8]) contrahendo tra la detta Maria figlia della detta Lonarda, et lo detto Donato sono l’infrascritti, videlicet[9]:

Imprimis[10] detta Lonarda promette di fare, et curare modis omnibus[11] […] che detta Maria sua figlia habbia da pigliare per suo caro et legitimo marito, et sposo lo detto Donato, et con quello contrahere legitimo matrimonio per verba de presenti vis et volo[12], et con tutte altre sollemnità introdutte dalla Santa Romana Chiesa.

Et per contemplatione et causa del detto matrimonio, et per li pesi di quello comodi sopportandi promette detta Lonarda de dare, et con effetto consignare in dotem dotis nomine, et per le doti di detta Maria sua figlia al detto Donato cquà presente la sottoscritta quantità di beni mobili corredali, et supellettoli et l’infrascritte robbe stabili in questo modo, videlicet li sottoscritti beni stabili ad ogni semplice richiesta del detto Donato suo futuro gennero, et li sottoscritti beni mobili et corredali et suppellettoli da cquà, et per tutto lo mese d’agosto primo venturo del presente anno 1604.

Imprimis una lettéra[13] di Bagnoli[14];

Item[15] uno saccone[16] di braccia[17] diece d’otto[18];

Item uno matarazzo[19] pieno di lana;

Item uno piomaccio[20] di braccia cinque;

Item quattro piomaccioli[21] di braccia sei;

Item quattro decine[22] di penna;

Item una coperta usata come si trova;

Item cinque lenzola novi di braccia undici l’uno, dui[23] con lenza moresca, dui cositi con cartella, et uno à cammera canna;

Item uno sprovero[24] novo di braccia quaranta cosito à pontello;

Item uno guardaletto[25] usato come si trova di braccia cinque;

Item cinque cammise[26] d’assegnare, una cerchiata di ponte cautata, una lavorata di filo negro, una d’ardicella fatta à mano, una di panno vendereccio con la cartella, et l’altra di ponte[27] cautato;

Item cinque cammise d’ogni dì usate come si trovano;

Item cinque zinali[28] d’assegnare, uno lavorato di seta rossa, uno lavorato con la cartella bianca, uno di filo negro, uno di rezza et uno d’intaglio;

Item quattro zinali d’ogni dì come si trovano usati;

Item una gonnella incarnata usata come si trova;

Item uno dobretto[29] usato come si trova;

Item una gonnella di stammetto[30] verde usata per ogni dì;

Item uno paro di maniche di vellutello rosso, et bianco;

Item uno paro di maniche paunazze di stammetto per ogni dì;

Item cinque facce di riglieri[31], doi[32] lavorati di seta rossa, uno di ponte cautato, uno di sfilato rosso, et uno di sfilato ripieno di seta negra;

Item quattro coppole nove di seta una lavorata à mano, et l’altre ripiene d’ogni sciorte di seta;

Item una coppola d’oro di prezzo di carlini[33] diece;

Item una tocca[34] paunazza di palmi[35] diece;

Item quattro bombacile[36] novi, doi di spalle et doi di capo;

Item uno velo di spalle con li pizzilli d’oro, et d’argento;

Item uno velo di capo novo sempio;

Item quattro bombacile d’ogni dì;

Item quattro tovaglie di facce di palmi cinque l’una;

Item quattro tovaglie di pano di braccia doi, et mezo l’una;

Item quattro tovaglie di tavola da mangiare di braccia doi l’una;

Item cinque tovaglie, una di seta rossa, una di panno vendereccio con cartella et con pizzilli intorno, una di rezza et doi di panno vendereccio lavorato con li sfilatilli;

Item braccia sei di stoiabocchi[37] terlice;

Item doi ventine di zagarelle[38] di capo;

Item doi serte di coralli[39] con segnali d’argento;

Item uno tondo d’ambari[40] di prezzo di carlini quattro;

Item uno paro di cercilli d’oro[41] usati;

Item uno deiotale[42] d’argento;

Item uno anello d’oro con la  pietra roscia;

Item una camastra[43];

Item una ferzola[44] nova di prezzo di carlini sette;

Item una caldara[45] di capacità di doi barrile di prezzo di carlini trenta;

Item una conca[46] usata come si trova;

Item una scomarola[47];

Item uno baccile[48] usato come si trova;

Item uno spito[49];

Item una cocchiara[50] di maccaroni;

Item dui scomarelli[51] uno di ferro, et uno di rame;

Item uno coverchio di pignata[52];

Item una cazzuola[53] usata;

Item una caldara di capacità di uno barrile[54];

Item una caldara d’empire acqua;

Item uno mortale[55] di pietra marmora;

Item una tavola chiecatora con lo pede come si trova;

Item uno bancale[56] usato;

Item doi cascie nove di prezzo di carlini vinti l’una;

Item trentala[57] tre di vigna con terreno vacuo di capacità di trentale tre in circa site nel territorio di detta terra et proprie[58] dove si dice alla defenza di Santo Andrea, iuxta[59] la vigna di Donato di Pardo da una banna iuxta la vigna di Laura dello Spagnolo dall’altra banna et altri suoi confini à nessuno venduta, et alienata, ma franca, libera, et exempta;

Item una casa in tre membri consistente sita dentro detta terra iuxta la casa di Iacovo Facillo da una banna iuxta la casa di Santa Maria di Monte D’evio dall’altra banna, via publica per la quale si và intorno a detta terra, et altri suoi confini à nessuno venduta et alienata, ma franca libera et exempta reservata vita durante d’essa Lonarda l’habitatione in detta casa à detta Lonarda et à Luca Matteo suo figlio persino à tanto che serà d’età perfetta reservato ancora à detto Luca Matteo suo figlio lo iuso[60], seu abascio[61] di detta casa quale iuso habbia da essere del detto suo figlio, et detto Donato lo habbia à consegnare à detto Luca Matteo à tempo [che] serà d’età perfetta ma fra tanto detto Donato n’habbia da essere usufruttuario, et possedere detto iuso;

Item la metà d’uno orto detto di Santo Angelo iuxta la via detta di Santo Giovanni da una banna,  iuxta la rucca[62] che esce à detta via di Santo Giovanni, iuxta lo puzzo novo di detta terra et altri suoi confini franco eccetto da uno peso di cenzo[63] di grana sette, et mezo da pagarnosi ogn’anno imperpetuum[64] in certo tempo al convento della Trinità della città di Sansivero con che detto Donato habbia ad essere usufructuario, et possederci l’altra metà di detto orto per sino à tanto che detto Luca Matteo serà d’età perfetta, et fra tanto pagare l’altri grana sette et mezo di cenzo à complimento di grana quindeci à detto convento ogn’anno, et tanto meno quanto meno si potrà convenire con li frati di detto convento per sino à tanto che detto Luca Matteo serà d’età perfetta al quale tempo detto Donato habbia sincome[65] promette consignare al detto Luca Matteo detta metà d’orto;

Item che l’affidaglie et sposaglie s’habbiano à fare quando al detto Donato piacerà.

Et versa vice[66] promette detto Donato pigliare per sua cara et legitima sposa, et moglie detta Maria figlia di detta Lonarda, et con quella contrahere sollemne et legitimo matrimonio per verba de presenti vis et volo, et con tutte altre sollemnità introducte dalla Santa Romana Chiesa.

Et recevuto havrà dette dote promette detto Donato farne cautela de receptis dotibus[67] alla detta Lonarda con promissione di quelle tenere, conservare, et farle salve ad opus et instantiam[68] di detta Lonarda, et Maria, matre et figlia ò ad altro à chi la ragione ditterà in casu dissoluti matrimonij predicti[69], per morte di qualsivoglia d’essi coniugj, et in ogn’altro evento, et caso restituire quelle secondo l’uso, et consuetudine di detta terra di Santo Nicandro sincome ex nunc pro tunc[70] detto Donato promette conservare, et restituire dette doti nelli casi predetti.

 

[Seguono clausole giuridiche]

 

Presentibus pro testibus[71]

Ovidio de Vicerre, Iudice regio ad contractus[72]; Fulvio Coratolo, Francesco Pisano, Cola Marino Fronda et Germano d’Altea omnibus terrae Sancti Nicandri[73].

 

Vincenzo Civitavecchia

 

 

 

[1] Cfr. P. Giannone, Istoria Civile del Regno di Napoli […], Haya, A spese di Errigo-Alberto Gosse e Comp., Tomo terzo, MDCCLIII, p. 83; D. Lombardi, Matrimoni di antico regime, Bologna, Il Mulino, 2001, p. 39.

[2] Convenzioni e atti, conclusi e firmati.

[3] Conclusi.

[4] Lasciata vedova.

[5] Fu.

[6] Se e fino a quando è necessario.

[7] Voce dialettale, si intenda parte.

[8] Se Dio lo concede.

[9] Cioè.

[10] Si intenda in primis (innanzitutto).

[11] In tutti i modi.

[12] Vuoi e voglio.

[13] Letto.

[14] Bagnoli Irpino, paese in provincia di Avellino.

[15] Poi.

[16] Il saccone, ripieno di paglia o foglie secche, si metteva sotto il materasso.

[17] Il braccio era un’antica misura di lunghezza in uso nel Regno di Napoli prima dell’adozione del sistema metrico decimale. Corrispondeva a 0,5421 metri circa.

[18] Diciotto.

[19] Materasso.

[20] Cuscino.

[21] Cuscini piccoli.

[22] La decina era un’antica misura di peso in uso nel Regno di Napoli. Corrispondeva a quattro rotoli, ossia kg 3,5.

[23] Due.

[24] Termine dialettale che indica la cortina, ossia “tendaggio destinato a isolare l’interno di una stanza o una parte di essa dall’ambiente circostante; in passato, parte integrante del letto a baldacchino e dell’alcova, ove separava il giaciglio dal resto della camera”. (Cfr. Vocabolario Treccani s. v. Cortina)

[25] Fascia che girava tutt’intorno alla parte bassa del letto.

[26] Camicie.

[27] Punto.

[28] Grembiuli.

[29] Panno di lino e bambagia (e anche di seta), a coste rilevate o a spina, tessuto anticamente in San Nicandro. Deriva dal francese antico (XIII secolo) doblet  “doppio” (per il doppio ordito).

[30] Gonna pesante di lana.

[31] Federe di cuscini.

[32] Due.

[33] Il carlino era una moneta d’oro (o d’argento) fatta coniare a Napoli nel 1278 da Carlo I d’Angiò con lo scudo partito di Gerusalemme e di Francia e la leggenda Karol. Dei Gra. Ierlm Sicile Rex al dritto e l’Annunciazione della Vergine al rovescio con le parole Ave Gratia Plena Dominus Tecum. Dal nome del sovrano fu detta carlino e dalla figura del rovescio anche saluto. Pesava gr. 4,44 e valeva 14 carlini d’argento, moneta creata allora con gli stessi tipi. La prima ebbe breve durata, l’altra invece, attraverso varie modificazioni di peso d’intrinseco e di tipo (prima e precipua quella del 1303 che le procurò il nome di carlino gigliato), divenne moneta di conto col ragguaglio di 10 per ducato e fu emessa con la metà in argento e gli spezzati di rame fino all’ultimo re delle Due Sicilie. (Cfr. Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti, Roma, Istituto Giovanni Treccani, 1931, vol. IX, s. v. Carlino).

[34] La tocca è una “specie di drappo di seta, e d’oro, o d’argento”. (Cfr. E. Chambers, Dizionario universale delle arti e delle scienze […], Venezia, Presso Giambatista Pasquali, MDCCXLIX, tomo ottavo, p. 418).

[35] Il “palmo”  era un’antica misura di lunghezza i cui valori, diversi da una regione all’altra, erano prossimi a 25 cm.

[36] Fazzoletto.

[37] Tovaglioli

[38] La zagarella corrisponde al nastro, fettuccia.

[39] Collane di coralli.

[40] Collana di ambra.

[41] Orecchini (a forma di cerchietto) d’oro.

[42] Ditale.

[43] Catena per appendere la caldaia sul fuoco.

[44] Padella.

[45] Caldaia.

[46] Ampio recipiente di rame o terracotta.

[47] Schiumarola.

[48] Bacile.

[49] Spiedo.

[50] Cucchiaio.

[51] Schiumarole piccole.

[52] La pignatta è una pentola di terracotta.

[53] Casseruola.

[54] Nei tempi antichi, con il termine “barile” si indicava una misura di capacità che variava da provincia a provincia,  e a seconda anche del prodotto ve n’era una per il vino e altra per l’olio. Equivaleva alla decima parte del “cogno”, a metà della “soma”.

[55] Mortaio.

[56] Lungo banco con schienale. (Cfr. Vocabolario Treccani)

[57] Il trentale era una unità di misura di superficie per i vigneti e corrispondeva a mq 766,5.

[58] Precisamente.

[59] Vicino.

[60] Casa a piano terra.

[61] Vedi nota n. 60.

[62] Rocca.

[63] Si intenda censo. Questo termine indica un tributo di carattere vario che, un tempo, veniva pagato ai sovrani, ai signori e alla Chiesa.

[64] Si intenda in perpetuum.

[65] Siccome.

[66] Viceversa.

[67] Sulle doti ricevute.

[68] A seconda delle necessità e richieste.

[69] Caso di scioglimento del predetto matrimonio.

[70] Da ora per allora.

[71] Presenti per testimoni.

[72] Giudice regio per i contratti.

[73] Tutti della terra di San Nicandro.