SAN NICANDRO NEI VOLUMI “DEDUCTIONUM FOCULARIORUM” DELL’ARCHIVIO DI STATO NAPOLI

0
870

Tra qualche settimana finalmente la biblioteca comunale di San Nicandro sarà aperta al pubblico nella sua nuova sede (provvisoria) dell’ex edificio scolastico di Via Matteotti. L’apertura della è un evento importantissimo per la cultura in generale ed anche locale in quanto forniscono un ottimo servizio agli studenti e agli altri utenti. In un mondo in cui le potenziali fonti informative sono decisamente variabili per qualità e rilevanza, la competenza di base dei bibliotecari ‒ in quanto guide alle risorse migliori ‒ può rivelarsi impagabile. Ricordiamo che le biblioteche sono l’ultimo luogo di condivisione libero e gratuito ed anche strumento di integrazione.

In attesa dell’apertura della biblioteca comunale di San Nicandro, Civico 93 vuole proporre alcune ricerche di storia locale che il responsabile della biblioteca, Vincenzo Civitavecchia, mette a disposizione per la conoscenza collettiva e per i tanti studiosi e appassionati di storie del territorio di appartenenza.

Dopo la prima ricerca di Civitavecchia che ha riguardato “Un testamento sannicandrese del 1618”, si pubblica una sua seconda ricerca “Deductionum Foculariorum”.

 

L’imposta sui fuochi[1] ebbe origine quando il re Carlo I d’Angiò, volendo togliere Lucera dalla soggezione dei Saraceni, provvide, per questa necessità, ad imporre il pagamento di un augustale[2] per fuoco a tutte le terre del regno ed a ciascun fuoco della città il pagamento di mezzo augustale[3]. In altre occasioni, lo stesso re stabilì che i suoi esattori esigessero da ogni fuoco delle province del regno un tarì[4] al mese. Successivamente, anche il re Ladislao stabilì che ogni fuoco pagasse grana[5] dieci mensili. Queste imposte, durante il governo angioino, presero il nome di pecunia foculariorum o pecunia de focularibus. Ma una numerazione vera e propria dei fuochi, dettata da regole ben precise, si ebbe solo con il governo aragonese. Infatti, fu proprio Alfonso I d’Aragona che nel marzo del 1443, nel parlamento tenuto in Napoli nella chiesa di San Lorenzo, dopo aver abolito le sei Collette ordinate dai suoi predecessori, diede nuove e precise disposizioni per la numerazione dei fuochi.

Questa serie di documenti, preziosa per conoscere le famiglie che abitavano nei nostri paesi, andò quasi completamente distrutta durante gli eventi bellici del 1943 insieme ai più antichi e preziosi fondi del Grande Archivio di Napoli, e nei pochi frammenti superstiti San Nicandro non compare.

Durante la numerazione dei fuochi succedeva spesso che le Università venissero gravate dai numeratori per un numero superiore di fuochi.

I gravami delle numerazioni dei fuochi erano annotati in registri che venivano chiamati Deductionum Foculariorum[6] e venivano discussi, se fatti con ingiustizia, nella Regia Camera della Sommaria[7].

Erano esclusi dall’imposta focatica: “Vedove con tre o quattro figlie, et haverà una casa et tanto territorio, del quale ne farà una botte di vino, quanto più e quanto meno; Vedove che possedono poco robbe estimate in catasto per due onze o poco più; Sexagenario senza figli maschi con una o due figliole senza beni; Vagabundo non possidens; Absens vel ad servitia aliena non possidens; Barones habitantes in terris eorum dominî; […] li preiti greci non si hanno da ponere per fuoco […]”[8] etc.

Erano altresì esenti dal focatico i mercanti fiorentini, genovesi, milanesi, bergamaschi ed altre persone che avessero dimorato per quindici anni nel regno, nonché “i soldati, gli uomini d’armi ed i cavalleggieri al soldo del re, spagnuoli, italiani, o di altra nazione, purché avessero esibito documento rilasciato dalla Scrivania di Razione”[9].

In questa serie di documenti, conservati presso l’Archivio di Stato di Napoli, e precisamente nel volume Deductionum Foculariorum n. 10 ff. 116r-120v, si trovano due documenti relativi alle deduzioni focatiche di San Nicandro dell’anno 1520 circa e dell’11 agosto 1533.

Nella numerazione dei fuochi avvenuta intorno all’anno 1520 le famiglie (fuochi) erano 177. Successivamente (con ogni probabilità nel 1521), su istanza del Sindaco, furono dedotti 23 fuochi dai 177. Ne consegue che il numero dei fuochi  dell’anno 1520 è di 154 unità, pari a circa 770 abitanti.

Nell’anno 1532 fu fatta una nuova numerazione e San Nicandro fu numerata per fuochi 73. L’anno successivo (1533), in seguito a lamentele del Sindaco alla Regia Camera della Sommaria, vengono dedotti 7 fuochi dai 73. I fuochi dell’anno 1532 sono, dunque, 66, equivalenti a una popolazione di 330 abitanti. In dodici anni, come si evince dai documenti, si verifica un calo demografico di 440 abitanti, pari a 88 fuochi.

 

1533 agosto 11

Pro Universitate Sancti Nicandrj

Magnifico Commessario … in … Cedulario ad vuj per questa Regia Camera traddito de la nova numeratione generaliter in regno facta ve sia stata data taxata la Università de Santo Nicandro de questa ad vuj decreta provintia in fuochi septanta tre: de poy et comparso lo syndico de dicta Università et presentato la lista delloro agravij quali visti et descussi et stato previsto senne suspendano et deducano lj infrascrittj fuochj septe per le subscritte cause videlicet:

Ribecca de Donato de Pietro Cozia numerata numero primo sospesa per ecsere in capille sola et povera; Atonia de Jacobo de Colavito numerata numero 8 sospesa como ut supra affannata de figlie femine et povera; Bartolomea de Nardo de Spizo numerata numero 28 sospesa como popella sola et povera; Roberto de Blasiello numerato numero 56 se deduce per ecsere numerato in la Procina numero 209; Notaio Antonio de lo Gautiere agregato per focho per la comprobatione dela numeratione precedente intro lj absentj fuochj 420 se deduce per ecsere numerato in San Seviero numero 201; Cola de Preta Pertosa aggregato ut supra fuocho 421 se deduce per ecsere numerato in dicta numeratione de Santo Nicandro; Iacobo de Cola de Preta Pertosa suo figlio numero 17; Valentino de Martino Taglia aurechio numerato numero 74 se sospende per ecsere popillo, et stare ad servitij alienj. Quali fuochj septe sospisj et deductj da lo superiore numeratore et taxa de fuochj septanta tre resta la taxa de epsa in fuochj sessantasej per li qualj ve dicimo, ordinamo et comandamo debiate exigere lj regij pagamenti fiscalj ordinarij ….. ala Regia Corte debitj et debendi incomenzando dal 3° de Natale usque …… in antea iuxta lo tenore et forma del dicto Cedulario ad vuj ut supra traddito. Et non factis …… et … et …… die XI mensis augusti 1533.

 

In ultima [numeratione] fuochi 154

In nova [numeratione] fuochi 73

Deducti fuochi 7

Predicta numeratione in fuochi 66

Si perdono fuochi 88

 

1521 ca.

Pro Universitate Sancti Nicandri

Magnifico Commessario in questa Regia Camera et comparso lo sindico de la Università de Santo Nicandro de questa ad vuj decreta provintia et presentato la lista delloro agravij dela nova et ultima numeratione facta de ipsa Terra qualj visti et discussi et stato previsto che per vuj se piglie informatione delj subscriptj fuochj tanto ad instantia dela Regia Corte como de dicta Università delj infrascripti fuochj vinte tre videlicet:

Bartolomeo figlio delo quondam Cola de Callo numerato numero 53 se dice stare et unitamente vivere ad una casa et spesa con Evangelista suo fratre numerato numero 52; Liberatore de Caraccio numerato numero 69 se dice che dalo anno dela invasione del regno fo ammazato da Spagnolj venne informarite et de soa herede et robbe remaste; Lorito de donno Jacobo numerato numero 70 se dice stroppiato de una gamba et che tanto vive quanto lj e facto alcuna elemosina venne informarite et che robbe et figlij tene et oculatim lo vederite; Troyano de Antonio de Mademastro numerato numero72 se dice era popillo et povero et che senne ando con lj soldatj da tempo dela guerra et maj più ecsere ritornato in dicta terra venne informarite et de soa herede et robbe remaste;

Sebastiano de Vincenzo Calabrese numerato numero 79 sedice ecsere morto et de ipso non ecserno restatj ne figli ne robbe; Nardo Angelo de Cola Curzio numerato numero 80 se dice vagabundo et povero; Donato de Petro Greco numerato numero 82 sedice ecsere andato in Fiorenza con lj soldatj et maj ritornao più venne informarite de soa herede et robbe remaste; Jacobo de Piticochia aggregato per focho per la numeratione precedente fuocho 419 sedice ecsere morto da annj dece et de ipso non ecsere restato ne figlij ne robbe; ….. de Antonio de Lillo agregato ut supra fuocho se dice ecsere morto da anni dieci et Pardo suo figlio similiter morto in machia venne informarite se have lassato più figliolj, et robbe; Angelo de Leza agregato ut supra fuocho similmente se dice morto et de ipso non ecserno remasti ne figlij ne robbe; venne informarite de tutto lo sopra exposto particulariter et distinte ut supra. In super ad instantia de dicta Università ve informarite delj infrascrittj fochj dudecj datj per abitantj per dicta Università in la infrascripta terra de questa ad vuj decreta provintia.

Et visto le numeratione de ipse in quelle non sence trovano numerati et stato previsto che per vuj senne piglie informatione, videlicet:

Antonio de Marco de Fiorita numerato numero 75 abitante in Santo Marco in Lamis; Cola Stefano Taglia aurechia agregato per la comprobatione dela numeratione antiqua intro lj abitantj fuochi 419 abitante in la Procina et lla morto venne informarite de soa herede et robbe remaste; Mastro Jannuzio de Vierro agregato ut supra fuocho 420 abitante in San Severo et lla morto; Jacobello de Lallo agregato ut supra fuocho eodem abitante in Cagnano et lla morto; Nofrio de Troyano de Paulo Nigro agregato per uno focho ut supra fuocho eodem abitante in Vico de la montagna de Santo Angelo; Magistro Thomase Cauzolaro agregato ut supra focho eodem abitante in Crapino et lla morto et ecsere remasto Joanne suo figlio et visto dicta numeratione numero 3 se trova numerato Joanne figlio de magistro Thomase Pennacchione et se dice ecsere lo medesmo figlio de magistro Thomase Cauzolaro una medesmo persona venne informarite ut supra; Mastro Recziardo agregato ut supra fuocho 421 abitante in lo Venifro da anni 20 et lla morto; Cola de mastro de Benevento alias Tamburro agregato ut supra fuocho 421 abitante in Cerciello. Et visto dicta numeratione in quella se trova numero 196 Cola de Santo Nicandro cum ….. uxore et Hieronimo figlio et se dice ecsere tucto una medesmo venne informarite advertendo che dicta Università de Cerciello lo ha dato per abitante in Santo Nicandro venne informarite de la vera habitatione d’ipso Joanne de Tricarico agregato ut supra fuocho 419 abitante in Tricarico in tempo de la precedente numeratione; Cola Bello agregato ut supra fuocho 421 abitante in Bisaczia una con mastro suo figlio pro dedece annj avante la precedente numeratione; Mastro Ricciardo Carrero de lo Venifro agregato ut supra fuocho 421 abitante in lo Venifro da anni dece avante la precedente numeratione; Lorito de la amendolara agregato ut supra fuocho 421 abitante in la amendolara da annj dece avante la antiqua et precedente numeratione; Daniele de Saxinoro agregato ut supra fuocho 421 abitante in saxinoro da annj septe avante la precedente numeratione. Et per che como vediti alcunj de dicti fochi dati per abitantj in dicte terre se diceno mortj venne informarite de lo tempo delloro habitatione ut supra al presente … habitano con mogliere et figlioli et robbe et cossj de la heredità remasta et se tenessero ….. ritornare in dicta Terra et se in quella possedesse ……. ad instantia de la Regia Corte ve informarite de lj infrascrittj fuochj sessanta datj per dicta Università per extinti ali numeratorj ….. dicta Terra. Et per che ad questa Regia Camera che dictj numeratorj habiano facto la debita diligentia sed in quidem se dictj fochi datj per dicta Università per extinti alj precedenti numeratorj fossero vivj o morti questa Regia Camera et stata de parere che per vuj senne piglie informatione si sono verj et ……. extintj o fossero vivj se hanno lassato figlioli mascolj o femine et robbe et ad chj quelle fossero pervenutj annotando particulariter et distinte lloro nomj cognomj eta robbe et valor de epsi lo tempo delloro morte. Et attale che del tutore predetto habite plena notitia venne mandamo la copia de ipsi si como se trovano scripti in la precedente et vechia numeratione videlicet: [segue elenco famiglie]

Vincenzo Civitavecchia

[1]  Per fuoco si intende l’unità familiare nelle registrazioni dei censimenti.

[2]  L’augustale era una moneta d’oro dal peso di 5,30 grammi e carati 20 (833/1000) fatta coniare nel 1231 da Federico II nelle zecche pugliesi di Brindisi e Messina. Le emissioni che sono state fatte dopo la morte di Federico II ne hanno peggiorato la forma e alterata la bontà. L’Augustale ebbe una rapidissima diffusione, ma la durata fu breve, perchè Carlo d’Angiò denominò reale la moneta quasi uguale che emise nel 1267 (egli non era Augusto, ma soltanto re). Cfr. Enciclopedia Treccani sub voce Augustale.

[3]  A tal proposito l’Arciprete don Matteo Zaccagnino nelle sue “Memorie storiche di San Nicandro” scrive:[…] Vi è di più, nel 1269 in cui Carlo d’Angiò dopo la conquista del Regno volendo espellere dalla città di Lucera i Saraceni e distruggerli all’intutto, impose una colletta sopra tutte le Province, che lo stesso chiamò Collecta Augustalium, e Collecta Foculariorum, di questa imposizione, sentendosi gravato il Clero di S. Nicandro, ne tenne ricorso allo stesso Carlo: “Ex parte Cleri S. Nicandri fuit expositum coram nobis quod vos, parlando allo Giustiniani, Clerum ipsum ad contribuendum vobiscum in collectis talleis aliisque subventionibus que percipere per nostram Curiam imponuntur et specialiter ex presenti Collecta Augustalium compellitis contra ecclesiasticam libertatem” […]

[4]  Nome di una moneta aurea di origine araba, di etimologia incerta. I califfi Fatimiti di Sicilia (913-1072) emisero abbondantemente queste monete. In seguito, le fecero coniare i principi normanni di Amalfi e di Salerno nonché i monarchi normanni e gli imperatori e re della casa sveva. Cfr. Enciclopedia Treccani s. v. Tarì.

[5]  Il grano (plur. grana) era una moneta che corrispondeva ad un soldo e si divideva a sua volta in 12 parti chiamati denari in Sicilia e cavalli a Napoli. L’oncia d’oro equivaleva a trenta tarì o 60 carlini da dieci grana ognuno, e quindi si divideva idealmente in 600 grana, mentre l’oncia effettiva di peso si divide in soli 576 grana. Cfr. Enciclopedia Treccani s. v. Grano.

[6]  Di questi documenti molto importanti, si danno alcuni cenni nell’opera di Michele Baffi (Repertorio degli atti governativi, vol. I, p.152). Fino all’anno 1906 di essi non si aveva più notizia. Proprio in questo anno furono riscoperti e classificati tra i processi della Regia Camera della Sommaria. Attualmente questi documenti (95 volumi manoscritti) si trovano nella serie Amministrazione del Real Patrimonio del fondo Patrimonio della Regia Camera della Sommaria.

[7]  Questo tribunale, sedente in Napoli, aveva, tra le svariate competenze, quella sulla contabilità dello Stato, sulle cause feudali, sull’esame dei gravami e specialmente competenze di contenzioso amministrativo. Si appellava ad essa da tutte le innumerevoli giurisdizioni in cui questo ramo del potere giudiziario era sparso. Nell’anno 1450, questo tribunale, fu riordinato da Alfonso I d’Aragona. La Regia camera della Sommaria oggi la potremmo rassomigliare alla nostra Corte dei Conti. Per chi volesse approfondire questo argomento si rimanda a Raffaele Piscione, Corti di Giustizia nell’Italia meridionale, Milano-Roma-Napoli, Soc. Editrice Dante Alighieri, 1924, pp. 139-156

[8]  Cfr. M. Palumbo, I Comuni meridionali prima e dopo le leggi eversive della feudalità, vol. I, Bologna, rist. anast. Forni Editore, 1979, p. 370.

[9]  Cfr. M. Palumbo, op. cit., p. 372