Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, è stato realizzato da un gruppo internazionale di ricercatori in collaborazione con i ricercatori del Laboratorio di Oncologia dell’IRCCS Casa Sollievo Le cellule del microcitoma polmonate accumulano, nel loro DNA, un elevato numero di cambiamenti nelle basi azotate del DNA tipiche del tabagismo al quale questo tumore caratteristicamente si associa. Si è dimostrato che questi cambiamenti colpiscono prevalentemente geni solitamente coinvolti nel ciclo cellulare, nel processo di trasduzione del segnale, nell’organizzazione della cromatina e geni onco-soppressori implicati nello sviluppo di altri tipi di tumore e che possono rappresentare – come il gene BRAF – il bersaglio molecolare di specifici farmaci. É questo il risultato del recente studio pubblicato sulla rivista Nature effettuato da un gruppo internazionale di ricercatori, guidato da Roman Thomas dell’Università tedesca di Colonia. All’ambizioso progetto ha preso parte anche un gruppo di ricercatori del Laboratorio di Oncologia dell’IRCCS Casa Sollievo guidato dalla biologa Lucia Anna Muscarella. «Negli ultimi anni – spiega Muscarella – è stato dimostrato come attraverso il sequenziamento di tutte le regioni codificanti del genoma si è evidenziatoche allo sviluppo del microcitoma polmonare contribuiscano non solo mutazioni di singoli geni ma anche anomalie cromosomiche complesse che permettono alle cellule di proliferare in maniera incontrollata e di diffondersi a distanza, infiltrando altre sedi dell’organismo».
Partendo da questa ipotesi, i ricercatori hanno studiato 110 microcitomi polmonari alla ricerca delle variazioni presenti nell’intero genoma di ciascun tumore. «Lo studio – continua Muscarella, – ha fornito la prima evidenza del ruolo chiave svolto dai geni della famiglia NOTCH, coinvolti nei processi di staminalità e differenziamento cellulare dei microcitomi polmonari, nei quali risultano alterati con una frequenza del 25%. La scoperta apre la strada alla sperimentazione di molecole che intercettino caratteristiche tipiche della disfunzione recettoriale staminale che sono alla base della ricaduta di malattia». Il carcinoma a piccole cellule, definito comunemente microcitoma, è un tumore polmonare estremamente aggressivo che oggi colpisce circa 40.000 persone l’anno solo in Europa. Si caratterizza per la sua rapida frazione di crescita e per la sua elevata capacità di metastatizzare in altri organi. La prognosi, generalmente infausta, comporta, nell’85% dei casi, una probabilità di sopravvivenza inferiore a tre anni, fatta eccezione per i rari casi diagnosticati in fase molto precoce. A causa dello stadio avanzato della malattia al momento della diagnosi, il trattamento oncologico basato su chemio e radioterapia è attualmente la strategia terapeutica di scelta alle quali la malattia è inizialmente molto responsiva, seppur eccezionalmente efficace a lungo termine. L’opzione chirurgica è possibile esclusivamente in un’estrema minoranza di casi in cui la malattia risulta limitata. Il trattamento del microcitoma polmonare basato su farmaci biologici, cioè su farmaci disegnati per indirizzare l’attività tossica specificamente e selettivamente contro recettori cellulari tumorali mutati, sono ancora in fase di studio.