Un bella notizia per i nostri parchi. Il Ministero dell’Ambiente ha stanziato ottantacinque milioni di euro per finanziarie interventi per le politiche di adattamento e contrasto ai mutamenti climatici. Apprezziamo l’iniziativa del Ministro Sergio Costa per l’operazione “Parchi x il Clima”, si tratta di un segnale importante e concreto che consentirà ai parchi nazionali di dare un contributo per la mitigazione delle modificazioni climatiche a beneficio di tutto il Paese.
I fondi provengono dal recupero dalle aste per le quote di CO2 immesse nell’atmosfera e potranno essere utilizzati dai parchi nazionali per progetti di riforestazione e rimboschimento, manutenzione straordinaria del territorio e degli habitat; efficientamento energetico degli edifici degli enti parchi e nei comuni al loro interno; interventi per la mobilità sostenibile come acquisto di veicoli elettrici o ibridi, colonnine per le ricariche, piste ciclabili, bike e motor sharing; piccoli impianti di autoproduzione di energia da fonti rinnovabili; miglioramento degli habitat inseriti nella rete natura 2000, creazione di corridoi ecologici.
Il seme per questo provvedimento era stato messo con la finanziaria 2017 che aveva stanziato 30 milioni per il triennio 2018-2020. Per la verità con tale provvedimento si rifinanziava il piano triennale per le aree protette e si prevedeva una quota consistente (almeno il 50%) a favore di parchi regionali ed aree marine protette, i soggetti più deboli dal punto di vista finanziario dell’intero sistema.
Proprio per questo e per il notevole incremento dell’attuale finanziamento ci chiediamo perché da esso risultino escluse le Aree marine protette e i Parchi regionali, di cui più volte lo stesso Ministro ha riconosciuto la funzione e l’apporto qualificante all’intero sistema nazionale. Al Ministro dell’ambiente va comunque il merito di aver sbloccato quei fondi e di aver molto incrementato le risorse (da 30 a 85 ml di €). In più si è sancito il principio importante che le aree protette possono dare un contributo significativo alla mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici.
C’era da fare velocemente per non correre il rischio di perdere questa importante risorsa economica e concentrare l’azione sui parchi nazionali in fase di prima applicazione può avere anche questo significato. Peraltro attraverso l’azione che prevede “l’estensione dell’attuale rete di corridoi ecologici all’interno e tra le aree protette nazionali e i Siti Natura 2000” si possono coinvolgere anche altre aree protette coincidenti in tutto od in parte con i siti natura 2000. Ovviamente ci auguriamo che, una volta sancito il principio, sia possibile recuperare un ruolo attivo dei parchi regionali e delle aree marine protette che sommate hanno una superficie superiore a quella dei parchi nazionali e quindi possono dare un ulteriore ed importante contributo alla mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici.
I 24 parchi nazionali ora sono chiamati ad una non facile sfida di efficienza e velocità per produrre progetti velocemente cantierabili. In questo contesto un elemento di preoccupazione è costituito dal fatto che 13 parchi nazionali sono tuttora senza presidente, tra i quali tre commissariati. Senza un indirizzo politico forte, che solo un presidente nel pieno delle funzioni può consentire, è problematico spendere velocemente e bene.